ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
formazione e del reclutamento di nuove figure professionali oltre che all’inse rimento di laureati nelle imprese locali; iniziava l’attenzione all’internaziona lizzazione delle imprese e alle strutture di supporto per introdurre strategie più complesse e non affrontabili alla scala della piccola e media impresa. Ricordo che di questi problemi allora si discuteva con gli imprenditori (si organizzavano incontri informali tra ricercatori e imprenditori) e con le istitu zioni locali. Mi piace sottolineare anche che il sindacato e le associazioni im prenditoriali, che avevano condiviso le interpretazioni delle tendenze in atto e delle opportunità di sviluppo emerse dalla ricerca, attendevano la decisione delle Amministrazioni pubbliche (del Sindaco di Vigevano, soprattutto), o almeno la convocazione, per l’avvio ufficiale di un confronto tra operatori pubblici e privati, volto a promuovere iniziative congiunte al fine di rafforzare il sistema produttivo locale. Inutile ricordare che tale avvio non fu realizzato per ignavia (o per conservatorismo comportamentale) o per incomprensione della rilevanza di quella opportunità da parte della politica. Mi fa piacere richiamare un’altra esperienza che mi ha visto direttamente coinvolto. Ci fu un tentativo di organizzare una rete dell’intero sistema calzatu riero italiano che partiva dalla volontà e dall’iniziativa delle imprese vigevanesi sia del settore delle macchine per calzature che del settore calzaturiero (Ottorino Bossi era allora il Presidente dell’anci - Associazione Nazionale Calzaturieri Italiani). L’obiettivo iniziale era quello di avviare una ricerca comune sul po sizionamento internazionale del sistema e sulle sue prospettive strategiche. L’obiettivo successivo sarebbe stato quello di far crescere la consapevolezza degli imprenditori sulle sfide e le opportunità e forse addirittura di pensare alla costruzione di una strategia partecipata da piccole e medie imprese di un sistema complesso e parcellizzato ma che assumeva una posizione cruciale sul mercato internazionale e che coinvolgeva un numero rilevante di occupati (vi erano, allora, oltre 200.000 occupati nel sistema pelli e cuoio a livello nazionale). La ricerca e la proposta di pensare “in grande” proveniva dall’Assomac ed era sostanzialmente appoggiata dall’anci ma trovò un freno da parte dell’unic (Unione Nazionale Industria Conciaria) e, parzialmente, dall’Associazione dei Commercianti dei prodotti calzaturieri, pelli e cuoio. Idee e apripista erano disponibili e Vigevano costituiva un nucleo determinante per pensare al futuro del sistema nazionale. Ciò che, poi, si manifesterà, non solo a Vigevano ma anche in Italia, forse non è del tutto indipendente da queste piccole storie che sto risollevando. Ma ancora alla fine degli anni Ottanta si è tenuto un Convegno promosso da assomac, anci e unic con tre relazioni di docenti universitari scelti dalle tre associazioni e che hanno presentato un quadro interessante dei problemi e delle prospettive del sistema. Un’idea, in particolare, era emersa; essa sugge riva come non fosse sufficiente, nello scenario evolutivo, esportare calzature e
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