ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

plicazioni possono avere superfici anche di 5 metri quadri, come quelli della cucina di un discreto appartamento) a tutte le soluzioni da sviluppare. Sfide all’apparenza insormontabili: come si può pensare, per esempio, di sostenere la pelle in modo tale che il getto la penetri, tagliandola, per poi scaricarsi liberamente per evitare di sollevarla con il suo spruzzo (il famigerato backsplash ) e soprattutto di bagnarla (poiché è noto che pelle e umidità non vanno particolarmente d’accordo)? Come è possibile individuare e segnare sulla pelle le sue zone più o meno difettose (va detto che fin dall’inizio era stato escluso che questo tipo di riconoscimento potesse essere fatto in modo del tutto automatico e si era quindi deciso di lasciare all’esperienza del taglia tore il compito appunto di “marcare” i difetti della pelle) in modo che i segni tracciati sulla pelle stessa per demarcare queste zone fossero al contempo evidenti all’operatore, visibili da una telecamera e che non lasciassero traccia sulla pelle stessa? Quale livello di raffinatezza deve avere il software che calco la il posizionamento dei pezzi da tagliare sulla mappa digitale della pelle (il cosiddetto nesting ) per sfruttarla al massimo, completando in più il calcolo in un tempo che si deve misurare in minuti e non in ore? Se ricordiamo che tutto questo avviene, temporalmente, quasi venti anni fa, è facile farsi un’idea della portata di questa sfida. La ricerca prosegue per circa due anni; nel frattempo la collaborazione con la Vicam entra in crisi, per un fenomeno, oserei dire, quasi di rigetto tra mentalità incompatibili; Atom lascia la compagine ma non abbandona il filone di lavoro iniziato con il progetto alcut; il primo prototipo di sistema, completato verso la fine dell’esperienza con Vicam, viene addirittura installato alla Mercedes Benz di Stoccarda per il taglio delle pelli usate per rivestire gli interni dell’allora modello di punta (la serie 200). Si tratta di un mostro che taglia pelli bovine intere trasportare da pallet particolari di 3x3 metri di dimensione, seguendo un percorso ad anello che porta la pelle prima in una postazione di ispezione nella quale marker applicati dagli operatori vengono letti da un sistema a telecamera, per poi passare in postazioni di attesa, inmodo di dare tempo al software di piaz zamento automatico di fare il suo dovere prima di inviare la pelle alla macchina di taglio a getto d’acqua. È la prima “campagna” nel quale il personale Atom che ha lavorato su questa tecnologia si fa le ossa; la tratta Vigevano-Sindelfingen è oggetto di un pendolarismo forsennato che dura per quasi un anno fino a che il sistema entra in produzione. A questo ne seguono altri che vengono installati presso uno dei più importanti produttori italiani di mobili imbottiti in pelle (la Natuzzi di Santeramo in Colle) e presso il fornitore di un importante marchio di pelletteria (Alviero Martini – Prima Classe), tutti caratterizzati da dimensioni imponenti e da soluzioni tecniche spesso fantasiose ma dettate sempre da ben precise esigenze tecnologiche. In tutti questi primi anni dell’avventura Atom nel taglio automatico della pelle, due sono gli elementi che restano costanti: la

Protagonisti dell’innovazione

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