ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
taglio che Atom aveva a catalogo era vasta e completa, adatta a soddisfare le esigenze più particolari di ogni cliente. Ma, all’interno dell’azienda si stavano cogliendo i primi segnali anticipatori di una serie di accadimenti che avrebbero inciso profondamente sulle sue scelte tecnologiche future. Da un lato le nuove generazioni, i figli dei fondatori, stavano per entrare nel mondo del lavoro, por tando proprie idee e, soprattutto, le loro nuove conoscenze: tra queste vi erano competenze economiche e di business , meccaniche, elettroniche, e informatiche e di tipo ingegneristico, per cui era normale, oltre che auspicabile, che i figli, senza mettere in discussione quanto i padri avevano meritoriamente costruito in una storia di impresa che ormai supera i quattro decenni, portassero idee nuove e sfidassero su queste idee la “tradizione” dell’azienda. Dall’altro lato, per un caso fortuito della sorte, Atom entrò in contatto con una promettente, giovane società austriaca (la Vicam di Vienna) che, in unmer cato ancora del tutto vergine per questo tipo di applicazioni, aveva sviluppato una tra le prime famiglie di software cad 2d per la progettazione della calzatura: si era veramente agli albori della informatica calzaturiera e ai primi tentativi di applicare le già relativamente mature tecnologie cad 2d e 3d per la progetta zione meccanica (quelle che Atom già stava introducendo nel proprio ufficio tecnico e che in qualche modo presenziava grazie alla iniziativa societaria avviata con gli “ingegneri di Milano”) al “caso scarpa”. Tuttavia fu chiaro fin da subito che la forma è una geometria 3d tutt’altro che semplice, che la sua superficie non è facilmente sviluppabile in piano (altrimenti non si spiegherebbe perché i modellisti calzaturieri debbano imparare questa tecnica in mesi di studio e pratica) e che la scarpa è un oggetto dannatamente complesso. Pensare di progettarla a cad con gli stessi strumenti con cui si progetta un basamento di un motore, uno stampo o una sospensione di un’auto, è illusorio e si rivela ben presto impossibile. Da qui il fiorire, nella seconda metà degli anni Ottanta, di un manipolo di software house di dimensioni più o meno grandi, specializzatesi in questo complesso compito. Lectra, Gerber, Microdynamics, Shoemaster erano i nomi di quel momento, erano la frontiera tecnologica sulla quale il mondo calzaturiero sembrava volersi attestare: software house , per lo più, nate nell’attiguo settore tessile dal quale potevano mutuare alcune compe tenze e strumenti di base (per esempio le tecniche per lo sviluppo delle taglie) per proporre ai calzaturifici le prime soluzioni cad 2d. Vicam era tra queste. Non passò molto tempo prima che il mondo meccano-calzaturiero comin ciasse ad annusare la novità e iniziasse ad interessarsi a queste tecnologie emer genti. Ci fu chi fece passi decisi e sposò in pieno la causa, investendo tempo e risorse in questo “nuovo mondo” intuendone il potenziale di sviluppo futuro. Atom non fu forse la prima a muoversi, ma non si lasciò sfuggire l’occasione di coltivare il rapporto con Vicam in un modo che, nei mesi che sarebbero seguiti ai primi contatti, andò ben oltre, forse, alle previsioni iniziali.
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