ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
quella hard delle macchine per produrre, della ghisa e delle pompe idrauliche dove il valore del manufatto si misura a peso e gli asset devono essere più che tangibili perché il cliente si decida a comprare. Si tratta anche di un confronto tra cultura “milanese”, della grande città e del le grandi imprese, con i loro metodi strambi e codificati, e cultura “provinciale” della piccola impresa, dove il risultato viene comunque prima del metodo; tra ingegneri e periti tecnici, tra inglese e “lingua lombarda vigevanese”. Quanto di più distante si possa, ripensandoci ora, immaginare. Ma, nonostante i presup posti, l’iniziativa nasce ed Atom entra in società con i “giovani” (altro fatto di portata epocale) per dare vita a una impresa (prima nel suo genere) di servizi cad/cam, con sede a Milano ed equipaggiata con il meglio della tecnologia hardware e software di quei tempi. Si crea una compagine che coinvolge, oltre ai milanesi, anche un gruppo di giovani “informatici” (termine ai quei tempi assai esotico) vigevanesi, tra i primi in città a capirne qualcosa di hardware e software , che costituiranno un “vivaio” di competenze che diventeranno nel tempo parte integrante del dna dell’azienda. Non è importante ricordare come questa avventura, durata comunque di versi anni, sia terminata (per difficoltà di mercato, per inesperienza giovani le, per intemperante ambizione); è viceversa significativo il lascito rimasto in azienda al quale la atom di oggi deve molto. Un lascito di strumenti e metodi di lavoro, di tecnologie, di mercato e, soprattutto di persone. Avere nel proprio gruppo un’azienda che vende servizi e formazione cad/cam ai più bei nomi dell’industria italiana, rende più facile accedere a tecnologie che altre imprese del settore neppure conoscono o che avrebbero oggettivi problemi anche solo a valutare. Quando lo standard della progettazione cad (comunque allora an cora agli albori) per le altre poche imprese “informatizzate” era autocad 2d, Atom si dota di catia, il più potente modellatore 3d esistente in quel momento sul mercato, usato da aziende del calibro di Ferrari e Piaggio Aeronautica per progettare i propri prodotti. Questa scelta porta a una trasformazione culturale difficile e lungimirante allo stesso tempo, accettata sia dai giovani che dalla “vecchia guardia” che negli anni successivi, di forte sviluppo delle tecnologie cad, consente all’impresa di cambiare in modo importante il proprio modo di progettare, introducendo strumenti e metodi (come quelli dell’analisi agli elementi finiti delle strutture delle prime macchine fustellatrici a Controllo Numerico) che si riveleranno poi essenziali per la progettazione della nuova generazione di macchinari di cui si dirà. Nuovi metodi implicano anche nuove persone: in quegli anni si forma il nucleo di giovani progettisti (non più disegnatori al tecnigrafo, come avveniva ancora nella maggioranza delle imprese di settore) che lavoreranno a quelle in novazioni che in questa fase e in questo momento trovano nei nuovi strumenti la loro forza propulsiva.
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