MC e sostenibilità

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dei singoli paesi. In linea con tale principio i 195 stati aderenti alla Convenzione, raccolti nell’organismo decisionale detto Conferenza delle parti (COP, Conference of the parties), sono suddivisi in tre categorie: “Annex I parties”, che comprende i paesi industrializzati dell’OCSE (al 1992) più quelli dalle economie in transizione (EIT, Economies in transition parties), ovvero Russia, Stati baltici e paesi dell’Europa centrale e orientale a influenza ex-sovietica; “Annex II parties”, con i paesi OCSE del gruppo “Annex I” meno i paesi EIT, “Non-annex I parties”, limitato ai paesi in via di sviluppo. I paesi classificati LCDs (Least developed parties) dalle Nazioni Unite godono di particolare riguardo in virtù delle loro scarse capacità di contrastare i cambiamenti climatici e mitigarne gli effetti. Nel Protocollo di Kyoto, lo strumento attuativo della Convenzione, sono specificati gli impegni e gli obblighi dei singoli stati aderenti anche in ragione dell’appartenenza a una delle suddette categorie. Tali obblighi si traducono in attività normative per ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e quindi tagliare le emissioni di gas serra che contribuiscono all’aumento delle temperature e al cambiamento climatico. Una delle cose notevoli è che l’accordo alla Conferenza Cop21 di Parigi è stato approvato da alcuni di quei paesi che si erano sempre opposti con energia a una limitazione delle emissioni, cioè Cina, India, Arabia Saudita e gli altri paesi produttori di petrolio. Il risultato pratico sarà quello di mobilitare ingenti investimenti finanziari per adottare tecnologie meno inquinanti, evitando i rischi di danneggiare lo sviluppo economico, basato in gran parte su combustibili fossili. L’obiettivo di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili Premessi gli accordi che prevedono sempre maggiori limiti e meccanismi di controllo per le emissioni, è assai improbabile, se non logicamente impossibile, che l’umanità riesca a trovare per tempo una soluzione puramente tecnologica al cambiamento climatico che non richieda trasformazioni significative degli stili di vita. I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di più sviluppo economico per migliorare il tenore di vita e adattarsi al cambiamento climatico. Tutto questo non significa che occorre fermare la crescita economica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Per cominciare, questi paesi hanno ancora bisogno di incrementare la produzione, cioè di crescita economica, purché non

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