MC e sostenibilità

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più la UE nel suo complesso) e ratificato successivamente da 192 entità autonome dette Parti (191 paesi più la UE) per le quali è in vigore, ma non dagli USA, il documento prevedeva per un primo periodo legalmente vincolante (CP1, Commitment period 1), 2008-2012, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra almeno del 5% per 37 paesi industrializzati (più la UE), rispetto ai loro valori del 1990 complessivamente calcolati. Concluso il CP1 con risultati non soddisfacenti, considerata l’entità della riduzione delle emissioni necessaria a limitare l’aumento della temperatura atmosferica entro 2°C (v. cambiamenti climatici), il Protocollo di Kyoto si è dimostrato comunque valido esempio di una forma della politica contemporanea in cui la dimensione globale diventa un orizzonte di collaborazione concreta fra entità politiche differenziate e intenzionate a farsi carico di responsabilità globali. Nella Conferenza delle parti di Doha (dicembre 2012), il documento è stato pertanto confermato, individuando un secondo periodo di validità (CP2, Commitment period 2, 2013 2020), in quanto prima fase per la determinazione di un regime effettivo finalizzato alla riduzione globale delle emissioni, e di una loro successiva stabilizzazione, e paradigma per lo sviluppo degli accordi internazionali sui cambiamenti climatici (dei quali la conferenza COP 21 a Parigi nel 2015 è stata l’occasione di una revisione complessiva). Convenzioni della Conferenza sul clima di Parigi COP21 Dopo 13 giorni di lavori si è conclusa a Parigi la XXI Conferenza delle parti (Cop21), lo strumento esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Vediamo i punti salienti del trattato in 29 articoli stipulato a Parigi, che entrerà in vigore non prima del 2020, e 30 giorni dopo la ratifica da parte dei 55 paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni (come recita l’articolo 21). Riscaldamento globale. L’articolo 2 invita a contenere l’aumento della temperatura globale del pianeta “ben al di sotto dei 2 °C in più rispetto ai livelli pre-industriali” (l’obiettivo ideale sarebbe quello di un aumento di 1,5°C). Il trendattuale prevede infatti scenari bollenti allafine del secolo, con aumenti dei valori medi da 2,7 a 3,7 °C. Pochi gradi di differenza possono avere conseguenze devastanti: fusione delle calotte glaciali, innalzamento

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