Dal saper come fare al saper cosa fare
L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NELLA PRIMAMETÀ DEL ‘900
In anticipo rispetto a quan to fatto negli anni ’20 da Ferrari, Secondo Mona allaccia un accordo di collaborazione con la Ditta Bartolazzi che dopo l’esperienza calzaturiera ha avviato anche un’at tività nel comparto delle macchine per calzature. Terminata l’esperien za con la Bartolazzi prosegue au tonomamente il proprio percorso di sviluppo sino a proporsi alle impre se calzaturiere italiane durante gli anni ’20 come il maggiore produt tore italiano. La strategia dei volu mi produttivi che ha favorito la cre scita dell’impresa di Somma Lom bardo fra le due guerre si dimostre rà meno soddisfacente negli anni ’50 al punto da indurre la Secondo Mona a cedere ad altri distributori i propri magazzini e ad uscire dal settore per focalizzarsi sull’industria aero nautica. Franco Rampichini L’esperienza di Franco Rampichini si discosta completamente da quelle ri chiamate precedentemente per diverse ragioni. La prima è che l’esperienza del Rampichini “imprenditore” non ha apparentemente lasciato tracce signi ficative. La seconda ragione, ben più importante, è che il contributo del Rampichini “inventore” ha significativamente influenzato l’industria calzaturiera come probabilmente non è riuscito ad alcun altro, per lo meno in Italia. La spiegazione di quanto detto risiede nella natura stessa del l’invenzione di Rampichini che, ancor più che nel caso dei corioclavi , inve ste la concezione della scarpa e, quindi, quale conseguenza, ne modifica il modo di produrla. L’iniziativa di Rampichini può essere definita come anticipatrice rispetto a quanto avverrà a partire dal secondo dopoguerra. L’in Copertina catalogo anni ‘20 di Secondo Mona
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