Dal saper come fare al saper cosa fare

Capitolo secondo

incontra sono grandissime: tutto è da creare dal nulla per attrezzamenti e per organizza zione; deve provvedere ad istruire maestranze nuove, anzi ostili a questo genere di lavoro [..] Superati questi interni ostacoli, deve inoltre lottare contro la enorme riluttanza del consumatore che predilige la scarpa fatta a mano [..] Nel 1899 trasforma il modesto locale dell’inizio inun laboratorio di più vaste proporzioni e vi impianta dei macchinari germanici, per la fabbricazione delle calzature a guardolo (uso mano).” Nel 1900 visita la mostra internazionale di Parigi dove l’Usm espone i suoi macchinari e “riconoscendoli superiori a quelli da lui pur da poco installati, nella sua intraprendenza, li adotta, rinno vando il completo impianto esistente nel suo stabilimento.” 11 Oltre ai nomi ricordati, il decennio finale dell’Ottocento può annoverare pochi altri imprenditori che adottano macchinari per sostituire in tutto od in parte la lavorazione tradizionale. Il centro delle iniziative rimane la Lombardia, ove a Crema e Rovatti ed a Borri si aggiungono Piatti, 12 Polli e Trolli. In partico lare l’esperienza di Luigi Trolli appare degna di attenzione sia perché mostra un percorso imprenditoriale diverso, sia perché da tale iniziativa nasce nel 1910 il “Calzaturificio di Varese”, cioè una delle imprese calzaturiere più importanti dei primi decenni del secolo. “Nel 1899, Luigi Trolli, proprietario di uno stabilimento per la rifinitura dei pellami e per la fabbricazione delle tomaie, che fin dal 1888 aveva impor tato macchine per quest’ultimo scopo si associa al commerciante Felice Sardi, e fonda la S.A.I. per l’industria pellami, calzature e affini. Vista la difficoltà di guadagnarsi la fidu cia di grossisti e venditori, essa affida, nel 1903, la vendita al minuto alla Società Sardi, Trolli & C., che già nel primo anno di esercizio apriva numerosi negozi a Milano, Geno va, Sampierdarena, Bologna e Torino.” Altre esperienze significative sono quelle di Krebbs, che avvia la produ zione meccanica di calzature a Napoli, e di Giovanni Luigi Voltan a Stra 13 . I fratelli Bocca Nonostante i Rovatti, Borri, Trolli, Krebbs e, più o meno contestualmente, il pa dovano Voltan, rappresentino altrettanti esempi di sfide vinte nei confronti della tradizione calzaturiera italiana, il contributo più importante dato alla trasforma zione in sensomodernodell’industria calzaturiera italiana ed alla nascita di quella meccano-calzaturiera va riconosciuto a Luigi Bocca ed a suo fratello Pietro. A Luigi Bocca spetta il merito di aver pensato, primo in Italia, alla pro duzione calzaturiera in termini industriali, incentrata cioè sulla standardizza-

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