Dal saper come fare al saper cosa fare
L’ALTERNATIVAALLACALZATURA IN CUOIO. MATERIALI NUOVI E NUOVE TECNOLOGIE
che ne migliorano le prestazioni, che per la Gusbi sono identificabili nelle mac chine per Pvc ed in quelle per il poliuretano. Evoluzione che Terenzio Bianchi sintetizza in modo esemplare relazionando l’originalità delle tecnologie propo ste alle caratteristiche del mercato da fronteggiare: “negli anni ’50 con le vulcanizzatrici ci siamo confrontati prevalentemente con il mercato locale, negli anni ‘60 con le macchine ad iniezione per il Pvc con quello nazionale, e negli anni ’70 con le macchine per il Poliuretano con quello internazionale”. Sempre a Vigevano altre imprese, prima di identificare i segmenti ove meglio sfruttare le proprie competenze tecnologiche, rivolgono inizialmente la loro attenzione alla gomma. Esempi significativi sono offerti dalla Atom, fondata nel 1946 per produrre vulcanizzatrici e, successivamente, divenuta una delle più importanti produttrici di trance; e da Omav –cioè l’Officina Meccanica Artigiana Vigevanese di Pietro Rognoni, Teclo Risso e Giovanni Pisani– che dall’iniziale produzione di granulatrici passa alla realizzazione di montafianchi e incollatrici nel 1954. A Padova l’officina di Virgilio Lorenzin, che dal 1930 ripara macchi nario industriale –da quello per la lavorazione degli occhiali alle cineprese ai proiettori cinematografici–, con la fine della guerra inizia a rivolgere la pro pria attenzione al settore calzaturiero. L’occasione è fornita da un’impresa di suole in gomma, la Patons di Guido Canale, che impiega presse provenienti dall’estero e da Vigevano e la cui manutenzione è affidata alla Lorenzin. Dalla manutenzione amacchine e stampi alla produzione della prima vulcanizzatrice il passo è breve e nel 1948 la Lorenzin riproduce la sua prima macchina per lo stesso Canale. Nel caso del comparto gomma, a Padova, a quasi trent’anni di distanza, si vedono riproposte le stesse condizioni che avevano caratterizzato il comparto cuoio vigevanese. Un comparto calzaturiero relativamente nuovo che impiega macchine provenienti da altre zone e che richiedono una manu tenzione tempestiva. E Lorenzin si avvia lungo un sentiero al contempo nuo vo e tradizionale, ove all’iniziale “saper come fare” della fase della riprodu zione degli anni del dopoguerra succede negli anni ’60 il “saper cosa fare” della fase progettuale, finalizzata al miglioramento dei prodotti esistenti. Per connotare le fasi iniziali dell’impresa, Lorenzo Lorenzin, ricorda come il pa dre Virgilio –che cumulava all’iniziale esperienza giovanile di falegname i quattro anni trascorsi sulla nave da guerra Duilio nel reparto manutenzione– realizzasse i prototipi delle proprie macchine in legno dopo averle disegnate
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