Dal saper come fare al saper cosa fare

L’AFFERMAZIONE INTERNAZIONALE

macchine italiane, ma in un quadro mutato per più ragioni. Innanzitutto la velocità con cui si sviluppano le esportazioni di macchine, che alla fine del decennio giungono ad approssimare le 6mila tonnellate. La crescita sembra riprodurre il trend evidenziato dalle esportazioni di calzature italiane solo pochissimi anni prima e, in tal senso, lascia trasparire come il successo incon trato da queste ultime inizi a tradursi in esternalità positive per il comparto meccano-calzaturiero. In secondo luogo la penetrazione internazionale divie ne sempre più diffusa, come testimoniano la riduzione del peso dei singoli mercati da un lato e l’aumento dei mercati che importano dall’Italia volumi significativi di macchinari dall’altro (Tabella 3 ). Nel caso dei singoli mercati l’incidenza annua media dei primi quattro scende dal 50% complessivo del decennio precedente, al 37% degli anni ’60; contestualmente il numero medio di paesi che importano almeno dieci tonnellate di macchine passa nei due decenni da 14 ad oltre 31 unità. Da ultimo acquista peso e si consolida la pre senza nei paesi industrialmente più avanzati, ove il mercato è più sensibile alla componente tecnologica. Oltre alla Francia, gli Stati Uniti, il Giappone, la Gran Bretagna e la Germania divengono mercati di sbocco consolidati per le produzioni italiane. Negli Stati Uniti rivenditori quali Ludlow, Hudson e Manufacturing Suppliers distribuiscono le macchine di Torielli, Cerim, Sagitta, Sigma, Comelz, Molina e Bianchi, Atom, ecc. In altri termini la tecnologia ita liana vede ormai definitivamente riconosciuta la propria capacità di confron tarsi alla pari con le produzioni più avanzate. La nuova reputazione consente alle imprese italiane di divenire partner, quando non fornitori di tecnologia per gli antichi competitori. Nei primi anni ’60 la Pietro Torielli viene coinvolta dalla britannica Ralphs per sviluppare una macchina da distribuire in Gran Bretagna, poco dopoOrmac fornisce alla tedesca Schön il sistema di caricamento per la propria piantatacchi e, a coronamento di un inseguimento virtuale du rato trequarti di secolo, nel 1978 la British United Shoe Machinery inizia a vendere con il proprio marchio la piantatacchi sviluppata e prodotta dalla vigevanese Sabal. Il consolidamento della reputazione internazionale delle macchine per calzature italiane passa anche attraverso l’entrata nei mercati dei paesi a nuo va vocazione calzaturiera più promettenti e nella conquista di quote di mer cato. Il processo è del resto complesso dovendo richiedere alle imprese italia ne la costruzione sia della credibilità tecnologica che di quella commerciale.

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