Dal saper come fare al saper cosa fare
L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NELLA PRIMAMETÀ DEL ‘900
un’impresa produttrice, qual è la Antonio Ferrari, che segnala nel 1924 di essere in grado di fornire ogni tipo di macchina per la lavorazione delle cal zature, incluse le complesse macchine per il montaggio, dall’altro lato si han no le testimonianze sulle prime macchine complesse prodotte da officine ita liane che vengono collocate alla fine degli anni ‘30 e durante gli anni ‘30, come nel caso delle cucitrici. Il novero delle iniziative rilevate se in termini quantitativi testimonia un’indubbia dinamicità da parte degli imprenditori italiani, al di là del loro essere produttori o rivenditori, in termini tecnologici evidenzia come in que sta fase l’inseguimento si incentri quasi esclusivamente sulla riproduzione. La natura delle risorse a disposizione influenza significativamente le dire zioni della riproduzione. Le competenze meccaniche, e non quelle calzaturiere, da un lato sorreggono l’iniziativa delle officine, ma dall’altro ne vincolano l’attività alla riproduzione delle macchine più semplici, ad esclusione di al cune eccezioni. A ciò si aggiunga un vincolo ulteriore, quello finanziario. La riproduzione di macchine complesse, comunque contenuta, necessita di ri sorse finanziarie che appaiono in quel periodo parimenti condizionanti; in assenza di chi si faccia carico del rischio, anche il tentativo di riprodurre nuo ve macchine deve confrontarsi con l’esigenza di impiegare il lavoro in attivi tà remunerative. Il comparto si presenta quindi come un insieme eterogeneo ove a “pochi lungimiranti fabbricanti di macchine [che lottano] con successo per conte nere l’importazione estera”, al punto che “le macchine costruite presentavano tali requisiti di estetica, bontà, rendimento, che una nota ditta acquistava le macchine a Vigevano per rivenderle a maggior prezzo come prodotto importato lucrando sulla anonima origine della macchina” 22 , si contrappone una maggioranza di impre se impegnate nella riproduzione delle macchine più semplici. L’emancipa zione dall’estero continua a rappresentare un obiettivo da raggiungere. No nostante il paese possa contare su “ officine abbastanza ben attrezzate e che hanno una propria storia e disponga di buon volontà, cervelli agili e solidi [..] l’Italia è ancora largamente tributaria dall’estero” 23 . Al di là del successo conseguito, l’immagine dell’inseguimento delle produzioni internazionali offre la migliore sintesi della storia dei primi 40 anni del comparto italiano delle macchine per calzature. Nondimeno anche se i ritardi sono lungi dall’essere stati colmati, l’esperienza cumulata dalle
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