Dal saper come fare al saper cosa fare

Capitolo terzo

una sede a Milano. Proprio da quest’ultimo andranno a scuola Giuseppe Barenghi e, almeno nella fase iniziale, un altro pioniere del settoremeccano-calzaturiero italiano: Pietro Torielli. Mentre Barenghi subentrerà a Joseph Loewenthal nella rappresentanza di Moenus durante gli anni ‘30, Pietro Torielli seguirà il percorsodella concorrenza accettando poco più che ventenne un’offerta di lavoro propostagli da un’altra impresa tedesca, la Atlas Werke di Lipsia. La storia di Pietro Torielli è per cert i versi unica nel lo scenario italiano delle macchine per calzature. Nato adAlessandria

Manifesto degli anni ‘20 della Arturo Bartolazzi che pubblicizza la Fortuna di produzione americana

nel 1900, non ancora quindicenne inizia le proprie esperienze lavorative presso un calzaturificio mentre la sera continua gli studi, prima nella propria città e successivamente aMilano 17 . Ed è proprio a Milano che la sua strada si intreccia con quelle di Giuseppe Barenghi e della Moenus. Le capacità mostrate sono tali da valergli l’offerta da parte della Atlas Werke di un contratto biennale per l‘installazione di un calzaturificio meccanizzato in Venezuela. Arricchito anche dall’esperienza internazionale, nel 1924 Pietro Torielli è pronto ad assumere la rappresentanza di Atlas Werke e ad avviare la propria avventura vigevanese. Anche per Pietro Torielli diversi sono gli episodi di indirizzo della produzione di officine meccaniche. Atitolo esemplificativo si ricorda l’intera zione con Garbarini e, successivamente, con Garfas.All’interno di questa, l’in vito a riprodurre una macchina olandese per fissare le fibbie e quello non raccolto a riprodurre la “Fortuna”. Le ragioni della diversa valutazione fatta da Garbarini e Fassina sono ovviamente economiche e strategiche. Nel ricor do di Luigi Fassina la riproduzione della macchina per “fissare le fibbie” olan dese oltre all’evidente competitività di prezzo –la versione dell’officina

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