ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
Milano 1964, esplosione che avrebbe determinato la trasformazione di centinaia di migliaia di lavo ratori dipendenti e di mezzadri in piccoli imprenditori, come ben descrive G. Becattini, Dal “miracolo economico” al made in Italy, in Id., Dal distretto industriale allo sviluppo locale. Svolgimento e difesa di un’idea , cit., p. 97. Becattini riportava a riprova un brano dell’intervista che Guido Carli aveva concesso a Eugenio Scalfari: “negli anni tra il ’55 e il ’63 [...] tutta una generazione di nuovi imprenditori fece la sua comparsa: la maggior parte erano operai specializzati che si mettevano in proprio, artigiani che allargavano la bottega e la trasformavano in ditta”, cfr. G. Carli, Intervista sul capitalismo italiano , a cura di E. Scalfari, Laterza, Roma-Bari 1977. Su tale approdo chiaramente connotato da un upgrading di carattere sia economico sia sociale, si veda il contributo di A. Accornero, “Poter” crescere e “voler” crescere: i piccoli imprenditori ex dipendenti , in La “questione dimensionale” nell’industria italiana , a cura di F. Traù, il Mulino, Bologna 1999. Pur in altra prospettiva l’immagine dell’imprenditore nato durante il boom economico non muta di molto. Infatti Michele Colasanto e Mauro Magatti hanno delineato il profilo sociologico di quanti hanno inteso “mettersi in proprio” nell’area milanese tra il 1960 e il 1975, giungendo a comporne una precisa tipologia: “[costoro] si distinguono per livelli di istruzione e origini sociali medio-bassi, con uno spiccato desiderio di affermazione sociale e una marcata etica del lavoro, dotati di una buona capacità tecnica, suppliscono con risorse etico-valoriali e con l’ expertise accumulata nella loro carriera professionale ad alcune carenze biografiche e culturali”, cfr. M. Colasanto, M. Magatti, Piccole imprese: verso la fine di una ciclo? , in M. Colasanto, M. Magatti e L. Zanfini, Un profilo del piccolo-medio imprenditore milanese , Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Milano, Milano 1996, p. 12; ma nello stesso volume si veda altresì il ca pitolo ottavo, a cura dei tre autori, intitolato Differenti profili imprenditoriali: “Brambilla”, “manager”, “nuove leve” : ovviamente gli imprenditori nati nell’arco storico 1960-1975 rientrano prevalentemente nella figura del “Brambilla”. 6. Cfr. F. Amatori, Entrepreneurship , cit., ma anche P.A. Toninelli, Storia d’impresa , cit., in particolare si veda il capitolo 1, La teoria dell’impresa , § 1, La riflessione in tema di imprenditore , pp. 13-30, e la rilevante ed estesa bibliografia riportata da questi studi. 7. Cfr. F. Amatori, Entrepreneurship , cit., p. 237.9 In questa prospettiva resta importante il saggio di E. Santarelli, E. Pesciarelli, The emergence of a vision: the development of Schumpeter’s theory of entrepreneurship , in “History of Political Economy”, 22, 1990. 8. Per la critica all’astratta figurazione della missione dell’imprenditore che contraddistingue la letteratura scientifica sono debitore alla Testimonianza. Intervista a Giorgio Fuà , che Giulio Sapelli ha posto a chiusa del suo importante volume Storia economica dell’età contemporanea , Bruno Mon dadori, Milano 1997, in particolare p. 222. Per il vero, vale sottolineare il fatto che tale immagine astratta, esercizio epistemico proprio della letteratura analitica, ha influenzato anche la redazione del progettato, ma non compiuto, Dizionario Biografico degli Imprenditori Italiani ad opera dell’ Istituto dell’Enciclopedia Italiana, tanto da assumere come definizione di imprenditori “coloro che alloca no le risorse al massimo livello aziendale a prescindere dalla proprietà”: per una breve ma efficace ricostruzione della parabola di tale progetto si veda F. Amatori, Tipologie imprenditoriali nella storia dell’ Italia industriale: una rivisitazione , in Imprenditorialità e sviluppo economico. Il caso italiano (secc. xiii-xx) , cit., p. 11. 9. Testimonianza. Intervista a Giorgio Fuà , in G. Sapelli, Storia economica dell’età contemporanea , cit., pp. 223-225. 10. A comprendere bene tale formula, vale ricordare come l’esperienza formativa che la esplicita abbia avuto la sua gestazione durante il cosiddetto “miracolo economico”, anni in cui le più recenti ricerche sostengono che “Labour productivity growth averaged 6.8 per cent per year in industry”, cfr. N. Crafts and M. Magnani, The Golden Age and the Second Globalization in Italy , paper presented at the Conference “Italy and the World Economy, 1861-2011”, Rome, Banca d’ Italia 12-15 October 2011, “Quaderni di Storia Economica. (Economic History Working Papers)”, 17, p. 8. 11. A. Frumento, Il significato dell’esperienza industriale lombarda negli ultimi cent’anni , in “Rivista di Politica Economica”, 2, 1960, pp. 235-249, la citazione si legge a p. 241.
i tre fondatori: Per un’analisi critica
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