ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

16. “Di abitanti cinquantasettemila, di operai venticinquemila, di milionari battaglioni affiancati, di librerie neanche una”, cfr. G. Bocca, Mille fabbriche nessuna libreria , in “Il Giorno”, 14 gennaio 1962, p. 6. Proprio Mastronardi, in Il maestro di Vigevano , aveva saputo tracciare con precisione l’antitesi che correva in città tra cultura e processo produttivo esemplificandola nel confronto tra il maestro Mombelli, tutto dedito al mito della cultura, e sua moglie Ada, la cui aspirazione al benessere non a caso si concretizzava nell’apertura di un calzaturificio, assurto a simbolo e a garanzia di status ; su questi temi si vedano le osservazioni di L. Farinotti, L’officina del visibile: tracce dell’immaginario cinematografico lombardo , in Storia d’ Italia dall’Unità a oggi. La Lombardia , a cura di D. Bigazzi e M. Meriggi, Einaudi, Torino 2001, p. 1116. 17. Pressoché ineludibile allorché si venga a riflettere sulla vita dei distretti, la formula usata da Al fred Marshall per descrivere nei Principles of Economics (1890) i vantaggi della contiguità spaziale tra imprenditori che tale sistema locale di produzione assicura – “Great are the advantages which people following the same skilled trade get from near neighborhood to one enother. The Mysteries of the trade become no mysteries; but are, as it were, in the air” –, ricorre da ultimo anche in relazione alla situazione vigevanese in I. Regalia, Introduzione. A proposito di innovazioine e politiche per far fronte a crisi produttive , in Distretti e strategie di uscita dalla crisi. Attori e istituzioni nei processi di policy making, cit., p. 11. Ancora importante resta l’analisi di quanto Marshall abbia scritto sul distretto fornita da M. Bellandi, Il distretto industriale in Alfred Marshall , in “L’industria”, 3, 1982, ma si veda soprattutto il volume di G. Beccatini, Industria e carattere. Saggi sul pensiero di Alfred Marshall , Le Monnier Università – Mondadori Educational, Milano 2010. 18. L’importanza della formazione tecnica impartita dai due istituti professionali agli imprenditori meccanici vigevanesi viene sottolineata da S. Biscossa, Storia dell’industrializzazione a Vigevano (1743 1985). Parte prima. Gli imprenditori , Associazione Vigevanese Industriali e Camera di Commercio di Pavia, Pavia 1985, p. xxxv: “Questa impegnativa attività trovava un valido supporto in severi studi, compiuti in due scuole tecniche cittadine, gli istituti Roncalli e Negrone, e maturava nell’esperienza pratica agevolata dai calzaturifici”. Più in generale, si vedano le attente indicazioni sulle istituzioni vigevanesi che offrivano formazione tecnica contenute in P. Sabbattucci Severini, Ambiente industriale e istituzioni: Vigevano e i paesi del Fermano , in Istituzioni intermedie e sviluppo locale , a cura di A. Arrighetti e G. Seravalli, Donzelli, Roma 1999. Per il vero, A. Mutti e M. Rostan, Le catene di fiducia particolaristica nel distretto delle macchine per calzature di Vigevano , in “Rassegna Italiana di Socio logia”, xlvi, 2005, p. 45, riportano “tra gli imprenditori ex studenti dell’ Istituto Roncalli” il nome di Lorenzo Gaia, uno dei tre soci fondatori di Atom. L’importanza di una più recente offerta formativa che istituzioni scolastiche vigevanesi hanno sviluppato sul territorio anche a favore del comparto meccano-calzaturiero è stata giustamente richiamata da S. Marino, Azione individuale e collettiva a Vigevano per uscire dalla crisi: un rinnovamento solo a metà? , in Distretti e strategie di uscita dalla crisi. Attori e istituzioni nei processi di policy-making, cit., p. 73: “In particolare, l’istituto tecnico industriale, fondato a Vigevano nel 1965, si arricchisce di un biennio di specializzazione in meccanica nel 1976 e di un corso di elettronica nel 1985”. Un importante contributo all’analisi del rapporto che lega il sistema formativo nel suo complesso al sistema produttivo, con particolare riguardo alla situazione del Vigevanese, si legge in L. Rosti, Sistema formativo e sistema produttivo , in Il sistema economico della Lomellina. Una ricerca e un convegno , cit., pp. 97-121. 19. Cfr. J.A. Schumpeter, La figura sociale dell’imprenditore , in Schumpeter. Antologia di scritti , a cura di M. Messori, il Mulino, Bologna 1984, pp. 123-139. 20. Cfr. G.C. Cainarca, Dal saper come fare al saper cosa fare. La storia dell’industria italiana delle macchine per calzature 1900-1983 , cit., p. 116: “per dirla con la formula suggestiva utilizzata dall’im prenditore Terenzio Bianchi “ si copia, ma si progetta ” che nel suo caso vuole esprimere il ricono scimento per il debito acceso nei confronti di una macchina prodotta dalla tedesca Desma e, nel contempo, sottolineare l’introduzione di elementi di differenziazione”. 21. Si veda in particolare il volume di F.M. Sherer, Economia industriale , Franco Angeli, Milano 1985.

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