ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
a Nan Qiao Town, a poca distanza da quella precedente. Memorabile, per capire la mentalità cinese, fu il momento in cui la Direzione Atom venne ap positamente in viaggio dall’ Italia per ispezionare la sede dove sarebbe sorto il nuovo capannone della terza fabbrica. Orgogliosa di quell’ulteriore passaggio di crescita, che portava l’azienda ad avere uno spazio utile quadruplo rispetto alla seconda fabbrica e grande quasi quanto il polo industriale vigevanese, la Direzione decise di portare un gruppo di tecnici e operai in visita preliminare al nuovo sito. Il commento del capo officina cinese fu lapidario: “Bello, moder no e funzionale. Ma è tutto qui? Lo spazio basterà sì e no per qualche anno”. Preso in piacevole contropiede da tale ottimismo, il management Atom si è da allora messo d’impegno per poter dare quanto prima ragione alla ingenua profezia del suo capo fabbrica cinese. Che, dopo l’acquisizione di Main Group e l’allargamento del perimetro di attività industriali del gruppo Atom, è già molto vicina alla realtà. Un passaggio difficile nel processo di consolidamento industriale fu ovvia mente l’identificazione delle persone-chiave alle quali affidare i ruoli manage riali critici e il compito di collegamento tra Italia e Cina. Il processo richiese molto tempo e comportò molte verifiche, trovando finalmente in Pierangelo Dolera, giovane italiano con famiglia a Shanghai e doti di grande affidabilità ed equilibrio, la persona di riferimento intorno alla quale costruire una squadra in grado di affrontare le grandi sfide della crescita. L’altro passaggio cruciale fu la creazione del consenso interno all’organizzazione, in Italia, che vincesse le remore di una mal percepita competizione fratricida e che sposasse la stessa logica alla quale si era ispirata la scelta della Direzione: in Cina ci sono solo colleghi, non stranieri. Come disse qualcuno, per sdrammatizzare: “La Atom Shanghai? È come la nostra Secom di Gambolò, solo che là c’è perfino qualcuno che parla inglese”. Il nucleo manifatturiero di Vigevano, dopo alcune comprensibili resisten ze dei primi tempi, decise di fare squadra, prendendosi carico dei risultati di produttività e qualità della filiale cinese, invece che contrapporsi a essa nella difesa miope della propria superiore professionalità. Il principio fu semplice: “Adotta un collega cinese”. Tutte le principali funzioni aziendali si fecero carico del trasferimento di know-how transfer nei rispettivi ambiti di competenza. Non fu facile, ma fu solo così che si riuscì progressivamente ad abbattere il muro invisibile di diffidenza che altrimenti avrebbe rischiato di imprigionare Atom nella stessa sindrome di autoreferenzialità che caratterizzava la maggior parte dei player italiani del settore. Dall’esperienza cinese Atom ha progressivamente appreso le regole orga nizzative e finanziarie di una piccola multinazionale, anzi di un’azienda meta nazionale, in quanto oltre ad aver trasferito know-how e cultura industriale, ha anche appreso prassi di mercato e nuovi linguaggi istituzionali.
atom con gli occhi a mandorla
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