SOLARIA HOROLOGIA

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Il testo manoscritto è visibilmente dovuto a due mani, delle quali la prima attribuibile al Caramuel, in base alla considerazione del tipo di correzioni, che mutano profondamente il testo nel suo significato, e possono essere quindi opera solo dell'autore. La seconda mano che si riconosce deve essere quella di un amanuense o segretario del Caramuel; a riprova del fatto che la seconda non sia la mano di Caramuel si possono citare i numerosi errori riconoscibili nella citazione greca da Aristofane al foglio 26 r. Anche le figure disegnate sono di mano di Caramuel, e si trovano tutte in fogli scritti interamente di mano di Caramuel. Per mantenere a futura memoria la distinzione tra le due mani, il testo vergato da questa seconda mano è stato trascritto in caratteri corsivi . La numerazione dei fogli è riportata a matita da mano moderna sul margine degli stessi: la numerazione utilizzata nella presente trascrizione si basa sulle pagine (facciate), riportando tra parentesi il numero del foglio, con l’indicazione del recto e del verso. La numerazione dei fogli di questo breve scritto parte dal foglio 26r; i fogli precedenti il 26r contengono il testo della Epistola de horologiis di Juan Caramuel. Il presente testo è privo di qualsiasi riferimento temporale che possa costituire un termine post quem o ante quem. 1 Il testo contenuto in questa prima pagina è costituito da annotazioni a matita di mano moderna (un bibliotecario?) su un foglio moderno disposto a modo di cartelletta per contenere il manoscritto antico

Presentazione di Solaria Horologia di Juan Caramuel

Il testo di Juan Caramuel, intitolato Solaria Horologia da un moderno bibliotecario, forse mons. Pavesi, si trova nella Biblioteca Vescovile di Vigevano, e tratta la precisione ed affidabilità degli orologi in funzione del loro uso per le osservazioni astronomiche. Caramuel, dopo una breve trattazione sull’antichità degli orologi solari, esamina i principali difetti degli orologi meccanici della sua epoca, comparandoli con i vantaggi offerti dall’uso degli orologi solari, da Caramuel detti anche “sciatherici”, dal greco σκιά (ombra). Il titolo Solaria Horologia deve essere stato attribuito prendendolo dall’espressione “solaria horologia”, che compare nella prima riga del testo, ma l’annotazione in margine a sinistra, chiaramente di mano del Caramuel, reca un “De sciatherici antiquitate”, ossia “sull’antichità degli orologi sciaterici”, essendo gli sciaterici gli orologi ad ombra, intendendosi per ombra quella dello stilo o gnomone, che caratterizza ancor oggi le meridiane. Il testo non è databile, anche se cita alcuni studiosi dell’epoca di Caramuel o precedenti, alcuni molto noti come l’astronomo danese Brahe, altri meno noti come Alsted e Witckind. Le citazioni degli antichi sono poche: Valerio Massimo, Luciano di Samosata ed Aristofane, del quale Caramuel cita con molti errori (quasi certamente dovuti all’amanuense) un verso da “le donne al parlamento” (Ecclesiazuse). Dalla Bibbia cita il libro 4 dei Re. Il modello del sistema solare adottato da Caramuel è quello geocentrico di Brahe, da Caramuel stesso disegnato nel foglio 28r, corredando il disegno con esaurienti didascalie. Caramuel, nell’altra opera “Epistola de horologiis”, conservata nella Biblioteca Vescovile di Vigevano insieme al presente testo, fa esplicito riferimento alle teorie eliocentriche, ed in particolare a quelle di Galilei e di Copernico, per le quali rammenta in più di un punto la condanna da parte della chiesa cattolica. Caramuel sceglie quindi in questo testo, senza però darne una giustificazione, il sistema geocentrico di Brahe, ammesso dalla chiesa cattolica, quello stesso del quale afferma, nel foglio 21r dell’Epistola de horologiis, che è il sistema che rimane dopo che la chiesa cattolica ha condannato i sistemi di Copernico e di Galileo 1 , e del quale ammette anche le difficoltà. Numerose sono le osservazioni più tecniche che scientifiche nel presente testo, alcune addirittura sorprendenti per un lettore moderno che, se possiede una formazione tecnico scientifica, è abituato a separare le questioni puramente tecniche, di tipo pratico, da quelle scientifiche di tipo prettamente teorico. Alcune delle osservazioni di Caramuel che possono sembrare oggi ovvie, alla luce di quanto sviluppato dalla scienza nei secoli successivi a questo scritto, non lo erano affatto all’epoca di Caramuel: non dimentichiamo che Caramuel scriveva prima che fossero stati introdotti il calcolo differenziale, l’equazione fondamentale della dinamica, i concetti di attrito, di accelerazione, di energia cinetica, di quantità di moto.

Nel presente scritto si usano alcune parole tecniche come lo spagnolo “muelle”, per spiegare e indicare quella che oggi chiamiamo molla, che Caramuel chiama latinamente “lamina” o “spira”.

Il testo è interamente redatto in un latino privo di fronzoli, molto diverso da quello dell’Epistola de horologiis, ed è rivolto ad un Federico che non sembra identificabile. La scrittura è in parte autografa di Caramuel, in parte di altri, forse uno scrivano o segretario: le correzioni che modificano profondamente il testo, e che possono quindi essere opera solo dell’autore, permettono di riconoscere la grafia di Caramuel, e quindi le parti autografe. Tutti i disegni sono posti nelle pagine contenenti scrittura autografa, e devono quindi ritenersi, anche per la grafia delle didascalie, opera autografa di Caramuel.

Guido Cazzani

1 Il testo nell’Epistola de horologiis , al foglio 21r, è: “ Ergo remanet systema illud, quod cogitavit Tycho, in cuius mechanicâ conformatione tantas difficultates et remoras repererunt artifices, ut multi thesim distinguant ab hypotesi et tametsi illam conforment resolutioni ecclesiae, hanc Copernico attemperant, ut planetarum circulus facilius et exactius promoveant”.

TRASCRIZIONE

E

TRADUZIONE

pag. 1 (foglio 26r), numero in basso

Quam sint antiqua Solaria Horologia requiris: et ego ne me aut te fatigem varios Authores colligendo et examinando, Hermanni Wirekindi 2 sententiam et verba produco, in initio enim libri qui Conformatio Horologiorum Sciathericorum dicitur, sic scribit. Itaque inde usque a priscis seculis semper apud populos humaniores cultioresque aliqua huius horariae partitionis ratio usurpata est. Quarum antiquissima apparet, et praecipua, horologium sciathericum seu solarium, in quo umbra, a sole diei autore de stylo vel gnomone proiecta, discernit horas tactu linearum quas subterductas obit. Cuiusmodi horologij prima mentio fit in historiâ sacrâ, libro 4. Regum ubi legitur, quod Hierosolymis in solario, à rege Achas facto, umbra nutu Dei in gratiam aegrotantis Ezechiae per decem lineas mirabiliter retrogressa sit. Regnavit autem Achas post annos 3210, quam mundus creatus esset: ante nostram aetatem annis 2320. Lacedaemonijs primum sciathericum publice exhibuisse fertur Anaximenes, initio regni Cyri, quod fuit duecentesimo anno post regnum Achas. Apud Athenienses vulgata fuisse constat huiusmodi horologia iam tempore belli Peloponnesiaci. Quoniam ab Aristophane, qui tunc vixit, scriptum est in Concionatricibus: οταν ᾖ δε κ άπο υ ν τὸσοικεῖον, λιπαρῶς κωρεῖν ἐπὶ ὂ δεῖπνον 3 . Ubi umbra decem pedum fuerit, ibis lotus et unctus ad coenam 4 . Σ τοι χ εῖον 5 (ut obiter haec declarem) polluci umbra stili est. In δε κ απο υ ν videtur πους NOTE A MARGINE S in alto: De sciatherici antiquitate 2 Non è stato possibile identificare un Hermann Wirekind; nel foglio 33r Caramuel cita però un Hermann Witckind, che risulta avere scritto una “Conformatio Horologiorum” edita nel 1576 ad Heidelberg 3 La frase greca è citata con errori grafici probabilmente dovuti al copista che quasi certamente ignorava l'alfabeto greco; la κ minuscola e la χ sono rese con simboli grafici non usuali e confuse tra loro: la κ minuscola, in particolare, è resa con un simbolo uguale a quello che è impiegato per la η minuscola (lo stesso impiegato nella “Epistola” del Caramuel sugli orologi), e la frase greca dovrebbe essere corretta in οταν ᾖ δε κ άπο υ ν τὸ σ τ οι χ εῖον, λιπαρῶς χ ωρεῖν ἐπὶ τό δεῖπνον. In realtà anche il testo della citazione non è corretto: il verso 652 delle Donne al parlamento (Ecclesiazusae) di Aristofane, recita infatti: ὅταν ᾖ δεκάπουν τὸ στοιχεῖον, λιπαρὸν χωρεῖν ἐπὶ δεῖπνον. 4 Ho inserito un punto, confortato anche dal fatto che il copista abbia usato la lettera maiuscola all'inizio della parola, anche se questa giustificazione è debole, perché il copista era certamente ignaro dell'alfabeto greco. 5 κ e χ non sono nella citazione ben tracciate: si è trascritta la forma corretta σ τ οι χ εῖον.

Chiedi quanto siano antichi gli orologi solari: ed io per non affaticare me o te collazionando ed esaminando vari autori, cito le parole e i detti di Hermann Wirekindi, che infatti, all'inizio del libro che è detto Conformazione degli orologi sciaterici, così scrive. Pertanto fin dai primi secoli sempre presso i popoli più civilizzati e colti è stato usato qualche metodo di questa divisione oraria. Delle quali la più antica e principale pare l'orologio sciaterico o solare, nel quale l'ombra, proiettata dal sole autore del giorno dallo stilo o gnomone, distingue le ore toccando le linee sottostanti che incontra. Di orologio di questo tipo la prima menzione è nella storia sacra, libro 4 dei Re, dove si legge che a Gerusalemme nella meridiana, fatta dal re Achas, l'ombra per volontà di Dio, in grazia dell'ammalato Ezechia mirabilmente retrocesse per dieci linee. Il re Achas però regnò 3210 anni dopo che il mondo era stato creato: 2320 anni prima della nostra era. Si narra che Anassimene mostrasse il primo [orologio] sciaterico pubblicamente ai Lacedemoni all'inizio del regno di Ciro, che fu nel duecentesimo anno dopo il regno di Achas. Consta che presso gli Ateniesi orologi di questo tipo fossero stati diffusi già al tempo della guerra peloponnesiaca. Poichè da Aristofane, che visse a quel tempo, fu scritto nelle “Donne al parlamento”: οταν ᾖ δε κ άπον τὸσοικεῖον, λιπαρῶς κωρεῖν ἐπὶ ὂ δεῖπνον. Dove ci sia stata un'ombra di dieci piedi, andrai lavato ed unto a cena. Σ τοι χ εῖον 6 (per dichiararlo incidentalmente) è l'ombra dello stilo 7 . In δε κ άπον sembra che πους NOTE A MARGINE S in alto: Sull'antichità degli sciaterici

6 Correggere in σ τ οι χ εῖον 7 Non è chiaro il senso di “polluci”, forse un errore

dell'amanuense: pollucti? (Da “polluctum”, banchetto sacro, e quindi anche per estensione banchetto profano?). O forse l'amanuense scrisse “polluci” al posto di “pollucentis”, intendendosi quindi “stili pollucentis”, ossia "dello gnomone che invita a cena"? Da “polluceo” non si rilevano forme verbali riconducibili a “polluci”.

pag. 2 (foglio 26 v)

significare singula linearum intervalla, quamvis inaequalia: id quod ex Luciani quoque Micyllo 8 et Cronosolone colligitur: quae intervalla, quia duodecim fuerint, iuxta numerum horarum temporalium tunc usitatarum, significatur hic decima hora a principio diei artificialis, (quem vocant) et tertia ante finem. Romae primum solarium publicè statutum est, sub primo bello punico, ex scicilia 9 allatum inter spolia direptae catenae: sed rude et parum congruens horis. Ciceronis aetate iam increbuisse ususm eorum apparet inde, quod paulò ante quam ipse in villa sua Caietana trucidaretur, corvus ibi ferrum horologij, ad portendendum 10 imminentem viri necem, excusserit: ut prodidit memoriae Val. Max jmmò centum quinquaginta annis ante Ciceronem, in plautinâ quâdam fabulâ, Gellio lecta, parasitus esuriens, et proinde optans, ut suus cuique venter sit horologium, detestatur solariorum in urbe multitudinem. 11

indichi singoli intervalli delle linee, per quanto disuguali: ciò che si può anche dedurre anche da Micyllo e Cronosolone di Luciano: i quali intervalli, poiché erano dodici, secondo il numero di ore di tempo allora usate, sono rappresentati qui dalla decima ora dall'inizio del giorno artificiale (quello che chiamano così) e dalla terza prima della fine. A Roma fu collocato pubblicamente il primo orologio solare, durante la prima guerra punica, portato dalla Sicilia tre le spoglie della catena saccheggiata: ma rozzo e poco in accordo con le ore. Al tempo di Cicerone sembra che il loro uso già si fosse poi diffuso da questo fatto, che poco prima che egli stesso fosse trucidato nella sua villa di Gaeta, un corvo aveva fatto cadere a terra il ferro dell'orologio, per predire l'imminente sua uccisione: come tramandò alla memoria Valerio Massimo ben centocinquant'anni prima di Cicerone, in una certa favola plautina, raccolta da Gellio, un parassita affamato, e quindi desiderante che per ognuno sia orologio il suo ventre, maledice la moltitudine di orologi solari nella città.

8 Cronosolone compare nei Saturnalia di Luciano di Samosata 9 Dovrebbe leggersi Sicilia 10 Nel testo si legge “ad portendum”, che è stato corretto in “ad portendendum” (gerundio da “portendo”) 11 La pagina finisce lasciando bianca la metà inferiore del foglio

pag. 3 (foglio 27r, numero in basso a destra)

Supponi temerariamente (Federico 16 ) che gli automi o orologi a ruote siano perfetti ed esatti, e che gli uomini debbano necessariamente fidarsi di essi: infatti nessuno zelo di un artefice nel perfezionare, né la cura e la diligenza di alcuno nel regolare poté arrivare o a fabbricare un orologio perfetto, o a regolarlo bene ed in modo esatto. D'altra parte, coloro che confidano negli orologi, non devono essere chiamati astronomi, infatti misurano una cosa che deve essere certissima (appunto il tempo delle osservazioni) con una misura 17 assai incerta. L'esperienza quotidiana conferma questa mia opinione; e infatti la maggior parte degli orologi, che sono detti ben regolati, presentano differenze e deviano: se infatti non deviassero, sarebbero in accordo tra loro. Molti e diversi ne raccolse l'imperatore Rodolfo II: e chi dubiterebbe che quelli fossero stati elaborati da una mano abilissima? Molti furono infatti a lui mandati da diversi re e principi, che se non fossero giudicati ottimi e degni di un imperatore dottissimo, non sarebbero stati a lui donati: per suo ordine ne erano stati fabbricati molti a Ulma, a Norimberga, a Parigi, ecc., che non avrebbe accettati, e pagati generosamente, se non li avesse giudicati ottimi. Erano nell'anno XLVI 18 a Praga nella fortezza, e disposti in lunga fila di qua e di là ed in mezzo, occupavano ed ornavano un'aula (comunemente, una galleria) che da questi stessi apparecchi prendeva nome ed era detta orologiaria. Ma in tanto grande e tanto varia moltitudine di orologi, a stento ce ne erano due, che andassero d'accordo: a stento uno che rappresentasse l'ora dell'orologio sciaterico.

Esse automata seu rotaria orologia et perfecta et exacta, et illis homines credere necessariò debere, temerè (Friderice) supponis: nullaque enim artificis industria in elimando, nullius cura et diligentia in gubernando eò pervenîre potuit, ut aut perfectum horologium conficeret, aut regeret bene et exactè. Porrò, qui horologiis confidunt, astronomi vocari non debent, rem enim, quae esse debet certissima (nimirum tempus observationum) ulnâ metiuntur valde incertâ. In hac me sententiâ experientia quotidiana confirmat; pleraque enim horologia, quae bene gubernata dicuntur, differunt et exorbitant: nisi enim exorbitarent, inter se convenirent. Multa et varia congregavit Rodolphus II. Imperator 12 : et qui dubitet illa fuisse solertissima manu elimata? Multa enim fuerunt illi à diversis regibus et principibus missa, quae si 13 non iudicarentur optima et Caesare doctissimo digna, non fuissent ei donata: multa eius iussu confecta fuerant Ulmae, Norimbergae, Parisiis, etc. quae non recepisset, et manu liberali solvisset, nisi esse optima iudicasset. 14 Erant anno XLVI. Pragae in arce, et longo ordine hinc inde et per medium disposita, occupabant et 15 ornabant aulam (vulgo, galeriam) quae ab istis ipsis artefactis nomen duxerat et horologiaria vocabatur. At in tanta et tam varia horologiorum multitudine, vix erant duo, quae convenirent: vix unicum quod horam sciatherici repraesentaret.

12 A partire da questo punto inizia una parte di testo, inserita con 17 righe poste nel largo margine sinistro del foglio 13 Alla lettura indecifrabile; il significato della frase suggerisce “si” 14 Riprende il testo dopo l'inserzione di 17 righe 15 Letto come “et” in funzione del senso logico della frase, in realtà incomprensibile (sembra “ex” o “er”)

16 Non è chiaro chi sia questo Federico al quale Caramuel si rivolge, e forse dedica l'opuscolo 17 Cubito, come misura di lunghezza (corrispondente a circa 45 cm.) 18 Si deve supporre che si riferisca al 1646, dato che Rodolfo II fu Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1576 al 1612.

pag. 4 (foglio 27v)

Hinc est viros doctos et expertos in observationibus suis ab horologiis dependere non velle: et quia Tycho Brahaeus astronomus celeberrimus est, eum produco. Nunquam ille voluit confidere horologiis rotariis, et habebat miraculi aut prodigij loco, si aliquando parum exorbitabant: quoniam exorbitare multum videtur eorum esse necessaria proprietas. In quàm vili apud illum concepti fuerint semper automata, persuadent illae curiosae et eruditae litterae 19 datae Uraniburgi 18. Ian. 1587 20 .

Da qui viene che gli uomini dotti ed esperti non vogliono dipendere dagli orologi nelle loro osservazioni: e poiché Tycho Brahe è un astronomo celeberrimo, cito lui. Egli non volle mai fidarsi degli orologi a ruote 21 , e considerava un miracolo o un prodigio, se qualche volta erravano di poco: poiché sembra che sia una loro inevitabile caratteristica quella di errare molto. Di quanto in bassa considerazione fossero sempre stati tenuti presso di lui gli automi 22 ci convince una curiosa ed erudita lettera datata Uraniborg 18 gennaio 1587 23

19 Alla lettura incomprensibile; il senso della frase suggerirebbe “litterae” 20 la rimanente parte del foglio è bianca, ma il testo continua sulla pag. 6, foglio 29r

21 Intende gli orologi meccanici, cioè quelli a ruote dentate 22 Automi nel senso di “orologi meccanici” 23 il testo continua sulla pag. 6, foglio 29r

pag. 5 (foglio 28r, numero in basso a destra)

La pagina contiene una FIGURA SULLA PARTE DESTRA DEL FOGLIO, che dovrebbe rappresentare il sistema solare nella concezione di Brahe (con scritte capovolte rispetto al testo della parte sinistra, che dovrebbe essere il 27v) Sul margine destro della figura, dall'alto:

**** 24 , seu regis stellarum fixarum. Orbis Saturni seu caelum Saturni. Orbis seu caelum Iovis. Orbis Solis.

Orbis Mercurij Orbis Veneris. Orbis seu caelum Lunae. Aether Aer Terra, seu Mundi centrum Caelum ἀνάστρον, seu regio nullam stellam habens. Orbis seu caelum Martis

Centrum epicycli Martis transit inter apogaeum Mercurij et Veneris: et eius perigaeum est inter perigaeà Mercurij et Solis.

Caelum ἀνάστρον, seu regio nullam stellam habens. Caelum ἀνάστρον, seu regio nullam stellam habens 25 .

Sui semicerchi, a partire dal più esterno: Firmamentum Orbis Saturni Orbis Iovis Sui cerchi, a partire dal più esterno: Epicyclus Martis Epicyclus Veneris Epicyclus Mercurii Epicyclus Solis

Di nuovo sui semicerchi, a partire dal più esterno: Orbis Martis (a sinistra) – Apogaeum Veneris (a destra) Apogaeum Mercurij (a destra) Orbis Solis Merc. et Vener. (a sinistra) – Apogaeum Solis (a destra)

Perigaeum Solis (a destra) Perigaeum Martis (a destra) Perigaeum Mercurii (a destra) Perigaeum Veneris (a destra) Orbis Lunae 26 Epic Lunae (sul cerchio)

24 Illeggibile a causa di parte della carta fuori dalla foto

25 Scritta parzialmente illeggibile per strappo della carta, ma ricostruibile e comprensibile. 26 Scritta parzialmente illeggibile per strappo della carta, ma ricostruibile e comprensibile .

pag. 6 (foglio 29r, numero in basso a destra)

(prime 6 righe cancellate)

nella quale si meraviglia che Guglielmo langravio d'Assia facesse uso di un orologio che non errava se non di cinque o sei minuti. Le sue parole sono queste. [E non posso meravigliarmi abbastanza che la Tua Altezza abbia toccato con i suoi strumenti quasi i luoghi delle stelle, particolarmente quando posso dedurre che la Tua Altezza in Aldebora 28 , o in qualunque altra abbia usato come fondamento, abbia rilevato la sua ascensione retta dal transito per il meridiano, avendo trovato il tempo per mezzo di un orologio e un confronto con il Sole. Metodo che a me veramente sembrava sempre meno sicuro: sebbene infatti io abbia quattro orologi di questo tipo di diverse grandezze e di accurata costruzione, che indicano non solo i singoli minuti primi, ma anche i secondi; tuttavia in un tanto preciso procedimento ritenni che fosse senza fondamento prestare fede ad essi; poiché 4 secondi, che in più ore facilmente sfuggono, inducono un errore di un primo in longitudine. Aggiungi, che questi orologi anche se diligentissimamente costruiti in oricalco 29 , sono sensibilmente soggetti alle mutazioni dell'aria: taccio il fatto che il peso non è uguale, quando pende più in alto e più declive,

in quibus miratur Guilielmum Hassiae Langravium, usum horologio, non nisi quinis aut senis minutis aberrasse. Eius verba sunt haec. [Nec satis mirari possum Celsitudinem Tuam prope suis instrumentis stellarum loca attigisse, praesertim cum colligere queam Celsitudinem Tuam in Aldebora, vel quâcumque aliâ pro fundamento usa sit, ascensionem eius rectam ex transitu per meridianum, tempore per horologium invento et cum Sole collato deprehendisse. Quae sane ratio mihi semper minus tuta videbatur: licèt enim et ego quaterna huiusmodi habeam horologia diversae magnitudinis, exactaeque structurae, quae non solum singula scrupula prima, sed etiam secunda indicent; in tam subtili tamen negotio eis fidem adhibere frustraneum duxi; cum 4 saltem secunda, quae in pluribus horis facile excidunt, unius scrupuli primi in longitudine errorem inducant. Adde, quod horologia ista etiam vel diligentissime 27 ab aurichalcis elaborata, mutationi aereae sensibiliter obnoxia sint: taceo pondus non esse aequale, quando sublimius decliviusque pendet, ob

27 Con correzione cancellate le parole "vel e rotulis", ed inserito "ab"

28 Dovrebbe essere Aldebaran (α Tauri o Alfa Tauri) 29 Ottone

pag. 7 (foglio 29v)

ligamenti quo annectitur variatam lngitudinem, quae ponderi aliquid successivè addit, quod licet perexiguum sit, tamen in scrupulis secundis deviationem non negligendam adfert] Hanc Tycho ob causam horologia rotaria, tamquam inutilia à Paediâ Astronomicâ reiicit: et Progymnasmatibus suis: libri nimirùm primi capite2. Pagina 14 iuxta editionem Uraniburgicam, sic inquit. [In hoc potissimum consistit huius administrationis difficultas, quod temporis momentum, quale vel in ipsis scrupulis secundis hic requiritur, non adeò subtiliter, atque opus est, obtineri possit; licèt Solis quoque locus, non exacte, vel per observationem, vel etiam numerationem aliquam ratam, quae non dum anteà patuit, cognitus, haud parum hoc in loco officiat: unde competentius est, circa Aequinoctiales transitus, cum per declinationem multum variabilem, solis locus totius ex observatione depromitur, haec praticare. Et quamvis tum Illustrissimus dictus princeps quam ego in hoc plurimum elaboraverimus, ut horologia quaedam perfectissima, non saltem horas, sed etiam scrupula prima et secunda, constanti lege indicantia, confieri curaremus; qualia tria vel quatuor in promptu habes, maximâ diligentiâ fabre facta; tamen multas

a causa della variazione della lunghezza della fune con la quale è legato, che aggiunge successivamente al peso qualcosa, che per quanto sia minimo, tuttavia apporta una deviazione non trascurabile nei secondi]. Per questa causa Tycho respinge dalla Paediâ Astronomicâ gli orologi a ruote, come inutili e nei suoi Progymnasmati: appunto capitolo 2 del primo libro pagina 14 secondo l'edizione di Uraniborg, così dice. [In questo soprattutto consiste la difficoltà di questo procedimento, che l'istante di tempo, quale qui si richiede espresso perfino negli stessi secondi, non si può ottenere in modo così accurato, come è necessario; sebbene anche la posizione del Sole conosciuta in modo non esatto, o mediante l'osservazione, o anche mediante qualche valido calcolo, che non era prima disponibile, non poco ostacoli in questo luogo: onde è molto più appropriato usare questa procedura, intorno ai transiti equinoziali, poiché la posizione di tutto il Sole si ricava dall'osservazione, attraverso la declinazione molto variabile. E per quanto allora sia l'Illustrissimo predetto principe che io in questo ci fossimo applicati moltissimo, per far realizzare alcuni orologi perfezionatissimi, indicanti non solo le ore, ma anche i minuti primi e secondi, con legge costante, dei quali hai a disposizione tre o quattro, fatti con la massima diligenza; tuttavia per molte

pag. 8 (foglio 30r, numero in basso a destra)

ob causas, de quibus etiam cum Illustrissimo principe per litteras egi, ut in epistolarum Astronomicarum libro patebit, adeo praecisa atque caelesti norma 30 omni tempore perpetuo et equali 31 ductu correspondentia, haec esse nequeant, atque in tam subtili negotio necessarium est. Nam cuiuscumque tandem solertis artificis mechanici operâ et dexteritate horologia illa construantur, tamen ob aeris et ventorum variationem mutationi sunt obnoxia; nec satis huic iniuriae occurritur, si hiberno tempore in vaporario aliquo etiam equali quoad fieri potest, calore conserventur: per se quoque subinde , ut ut ab initio satis diligenter composita, alterationem aliquam variis de causis admittentia et facile fieri potest ut denticuli aliquot aut rotulae quodam in loco dispares, armoniam motus continué equalem et proportionalem, aliquantulum inturbent, atque intermediis horis earumdemque subtilissimis scrupulis, aliquid inaequalitatis tacitè suggerant, licèt universalis, et diurna restitutio, sive ad Solem sive ad stellas comparata, satis exactè se habeat; quin et filum ipsum quo pondus annectitur, quando

cause, delle quali ho trattato per lettere anche con l'Illustrissimo principe, come sarà evidente nel libro delle Epistole Astronomiche, questi non possono essere così precisi e corrispondenti alla legge celeste perpetuamente in ogni tempo e con uguale corso, come è necessario in una così precisa attività. Infatti per quanto quegli orologi siano costruiti con l'opera e l'abilità di qualsiasi solerte artefice, tuttavia sono soggetti a mutazioni a causa del variare dei venti e dell'aria; né si sana questo inconveniente, se siano conservati al caldo nel tempo invernale in qualche locale riscaldato anche in modo costante per quanto è possibile: per loro stessi spesso, per quanto dall'origine diligentemente costruiti, ( sono ) soggetti a qualche alterazione per varie cause e facilmente può accadere che un certo numero di dentini o rotelle in qualche zona disuguali, turbino di poco l'armonia del moto continuamente costante e proporzionale, e nelle ore intermedie e nelle loro minime particelle aggiungano qualche parte di irregolarità, quantunque universale, e la reintegrazione giornaliera, valutata sia rispetto al Sole che rispetto alle stelle, risulti abbastanza esatta; certo anche il filo stesso al quale il peso è attaccato, quando

30 L'ultima lettera di “norma” non è facilmente decifrabile 31 Correggasi in “aequali” come anche successivamente

pag. 9 (foglio 30v)

è lasciato scendere al massimo, aggiunge alquanto più di peso, per quanto sia sottile, che quando il peso stesso nella posizione superiore abbia tratto verso il basso una parte minima di esso filo: e sebbene questo implichi una molto esigua differenza nel moto dell'orologio, tuttavia quando intendiamo ricercare quanto sia finissima questa cosa, e una deviazione di quattro secondi nell'orologio introduca una perdita di un intero minuto primo nella posizione della stella, non manca di ogni impedimento. Ci sono anche altre cose che diminuiscono in tutto la fiducia nella precisione ed affidabilità, che è necessaria agli orologi. È in accordo con sé stesso Tycho Brahe, che nella lettera a Rothmann del 20 gennaio 1587 così dice. In questi tempi da misurare senza dubbio in modo finissimo, non fidarti troppo dell'orologio, se esso non conserva in modo esattissimo i tempi di rivoluzione e non procede in modo uniforme in tutte le ore intermedie, e non mostra i singoli minuti contemporaneamente ai secondi separatamente. Quali (orologi) non dubito che l'Illustrissimo Principe abbia a disposizione, avendo un costruttore di automi tanto ingegnoso ed eccellente. Anche dalle altitudini delle stelle questa precisa prassi 37 non riesce abbastanza agevolmente, soprattutto se si elevano alquanto vicine al meridiano e non mancano di errori a causa di inconvenienti di rifrazione vicino all'orizzonte. Più pratico pertanto sarebbe stato ricercare questi momenti di tempo dagli stessi azimut delle stelle, purché la linea meridiana fosse stata diligentemente osservata prima non a partire dal Sole, ma dalle stelle, in primo luogo certamente dalla stessa stella polare, quando è dall'una e dall'altra parte verso il sorgere e il tramonto dal polo, nel massimo allontanamento azimutale (procedimento che non è soggetto neppure al minimo errore, e agevolmente può essere eseguito); 38 io sono solito ottenere facilissimamente momenti di tempo esatti per mezzo di armille equatoriali, che misurano le distanze del Sole e delle stelle dal meridiano nello stesso equatore, che è la misura dei tempi, in qualsiasi luogo sorgano, al di qua di ogni sospetto di errore. Se ci accadrà di osservare i tempi esattissimi delle eclissi lunari, che si attendono in questo e nel prossimo anno, col favore divino da entrambe le parti, daremo notizia sugli intervalli dei meridiani e sui moti della Luna. Si deve però notare, che nell'eclissi totale con ritardo, meglio si distingua il tempo dell'ingresso di tutto il corpo della Luna nell'ombra terrestre, e della sua prima uscita, che i rimanenti due momenti del primo inizio e della fine ultima poiché a quelli si deve prestare più accurata attenzione .

plurimum dimissum est, aliquanto plus aggravationis addit, ut ut subtile fuerit, quam dum in superiori loco, pondus ipsum, minimum eius deorsum traxerat: et licèt hoc differentiam perexiguam in motu horologij implicet, tamen cum et id inquirere intendimus subtilissimum quid sit, et quatuor secundorum in horologio aberrario 32 , integri minuti primi iacturam loco stellae insinuet, impedimento omni non vacat. Sunt et alia, horologijs eam qua opus esset, certitudinis atque scrupulo sitatis 33 fidem omnino derogantia. Consonat sibi Tycho Brahaeus, qui in epistola ad Rothmannum 20 Januarij die 1587 sic inquit. In temporibus 34 verò his subilissime numerandis, non nimiùm fidas horologio, nisi exactisimè revolutionem observet, et intermedijs horis ubique aequaliter moveatur, singulaque minuta una cum secundis discriminatim exhibeat. Qualia non dubito Illustrissimum Principem in promptu habere, cum automartopoeum 35 tam artificiosum et praestantem habeat. Ex altitudinibus etiam stellarum haec subtilis pragmatia, non satis commodè succedit, praesertim si meridiano proximiores eleventur neque iuxta horizontem ob refractionis incommodum vitio carerent. Consultius itaque fuerit ex ipsis azimuthis stellarum haec temporum momenta rimari, modo meridiei linea non ex Sole, sed à stellis, potissimum vero ipsa polari Stella, cùm est utrimque versus ortum et occasum à polo, in maximâ remotione azimuthali (quae ratio ne minimo errori est obnoxia, et commodè fieri potest) diligenter prius explorata fuerit ego momenta temporum exacta per armillas aequatorias, distantias Solis et stellarum â meridiano in ipso aequatore, qui temporum mensura est, in quocumque situ existant, numerantes, citra omnis erroris suspicionem, facillimè assequi soleo. Si eclipsium lunarium, hoc et futuro anno instantium, verissima tempora utrinque favente numine observare nobis contigerit, de meridianorum intercapedinubus, Lunaeque motibus, certiore 36 reddemur. Animadvertendum verõ, quod in totali deliquio cum morâ, melius discernatur tempus ingressûs totius corporis Lunae in ombram terrenam, et primi eius egressûs, quam caetera duo primi initij ultimique finis momenta quare illis potius accuratè attendendum.

32

Dovrebbe correggersi in “aberratio” 33 Correggasi in “scrupulositatis”; errore dell'amanuense, come quello della nota precedente, dato che dalla calligrafia sembra che il passo non sia manualmente vergato dall'autore. 34 Da questo punto il testo prosegue su un foglio incollato 35 Leggasi automatopoeum 36 Probabilmente da correggere in “certiores”

37 Ho tradotto con “prassi” la parola “pragmatia” che non risulta presente nei dizionari di latino classico 38 Ho introdotto un punto e virgola per separare due periodi

pag. 10 (foglio 32r, numero a margine in basso a destra)

Non ita ego horologia infidelitatis accuso, ut omnia approbem, quae contra 39 illa dicuntur 40 . Hanc ob rem verba Joannis Alstedii, qui meam sententiam tenet, sed illam male probat, in examen adduco. Ipse igitur Encyclopediae suae libr. 30. sect. 4. §. 3. pag. 684 ut probet non esse fidendum horologiis, sic inquit Horologorum 41 automatûm inventio tribuitur Boetio Severino, summo philosopho; digna profecto admiratione, ob acumen exquisitum, et utilitatem in publicis et privatis hominum actionibus inaestimabilem. Caeterum ut in aliis hominum etiam sapientissimè excogitatis operibus, ita in horologiis non exigui defectus à praestantibus mathematicis ostenduntur, non tantum propter aeris ambientis crebras mutationes, sed etiam propter internum, si ita vocare licet, motus principium. Sunt enim duplicia horologia; quaedam seipsis et suis tantum rotulis; quaedam vero ponderibus appensis librata. Quorum illa quia per laminae cuiusdam convolutionem violenter intortam moventur, idcirco primas horas breviores, posteriores autem horas longiores iusto indicant; idque propterea, quia contorta illa lamina diducitur innata quasi vi metalli, idcirco primo celerius, post tardius horologii rotulas impellit. Alia vero horologia quae appensis ponderibus moventur, primas horas iusto longiores, postremas breviores indicant: quia nempe pondera cum loco naturali, nempe terrae, sunt propria, celerius moventur, cum omnis motus naturalis in fine sit velocior quam in principio. Accedit etiam funis istius cui pondera aligata sunt gravitas, qua pondera sub finem maijs 42 deprimuntur quam ab initio

Io non accuso così gli orologi di imprecisione, per approvare tutto quello che si dice contro di essi. Per questo motivo propongo di esaminare le parole di John Alsted, che sostiene la mia opinione, ma la dimostra male. Egli stesso pertanto nel libro 30 sez. 4 §. 3. pag. 684 della sua Enciclopedia, per provare che non ci si debba fidare degli orologi, così dice. L'invenzione degli orologi meccanici 44 è attribuita a Severino Boezio, sommo filosofo; degna certamente di ammirazione, per lo squisito acume, e per l'utilità inestimabile nelle attività pubbliche e private degli uomini. Del resto come nelle altre opere umane anche molto saggiamente pensate, così negli orologi sono mostrati non piccoli difetti da insigni matematici, non solo a causa delle frequenti mutazioni dell'aria dell'ambiente, ma anche a causa del principio interno del moto se così lo si può chiamare. Ci sono infatti due tipi di orologi; alcuni mossi da se stessi e soltanto da rotelle, altri invece da pesi appesi. Dei quali quelli che sono mossi dall'avvolgimento di una certa lamina violentemente attorta, per questo motivo indicano le prime ore più brevi, le ultime invece più lunghe del giusto; e questo poiché, dato che quella lamina attorta si srotola quasi per l'innata forza del metallo, per questo motivo prima muove le rotelle dell'orologio più velocemente, poi più lentamente. Mentre gli altri orologi che sono mossi da pesi appesi, indicano le prime ore più lunghe del giusto, le ultime più brevi: poiché appunto i pesi quando più sono vicini 45 al loro luogo naturale, appunto la terra, si muovono più celermente, poiché ogni moto naturale nella parte finale è più veloce che in principio. Si aggiunge anche il peso di questa fune alla quale i pesi sono legati, dal quale i pesi verso la fine sono spinti verso il basso più che all'inizio. NOTE A MARGINE S in alto: Sulla costanza (affidabilità) non tutto quello che si dice sugli orologi è vero 46

NOTE A MARGINE S in alto: De fidelitate non 43

44 Ho tradotto con meccanici, avendo l'attuale espressione “orologio automatico” significato tecnico ben diverso da quello inteso da Caramuel 45 Ho tradotto la frase di Caramuel sostituendo “propiora” al posto di “propria”. Con “propria” la frase non avrebbe senso. Si è operata la stessa correzione anche nella pagina successiva, dove Caramuel (o meglio il suo copista) cade nella stessa confusione dei due termini 46 La traduzione è basata sull'interpretazione dello scritto, non facilmente decifrabile, anche a causa delle abbreviazioni, come: “de fidelitate non omnia quae supra horologia dicuntur sunt vera”

39 Parola difficilmente comprensibile: contra? 40 Parola difficilmente comprensibile: dicuntur? 41 Dovrebbe leggersi Horologiorum, come nella rimanente parte del testo 42 Da sostituire con magis 43 La scritta non è facilmente decifrabile, anche a causa delle abbreviazioni; si può ipotizzare un'interpretazione della scritta: “de fidelitate non omnia quae supra horologia dicuntur sunt vera”

pag. 11 (foglio 33r, numero in basso a destra)

Quae uberiùs dixit ad compendium, si placet reducamus. Quatuor assertiones reperio. Prima est, Automata horologa sunt inventa a Boëtio. Secunda, Quae laminae intorsione armantur primas horas inito 47 breviores, et posteriores longiores indicant. Tertia, Pondera, quò terrae sunt propriora, eò citiùs et potentiùs rotas commovent. Quarta. Funis cum depressa sunt pondera onus aggravat, et facit ut machina velociùs fluat. Et hae omnes curiositatis gratia debent examinari. Boëtium fuisse ingenio felicissimo praeditum, constat ex eius libris: fuisse, qui automata horologa invenire potuerit, non negabo: at illa invenisse non dicam; videntur enim multò fuisse antiquiora. Horologia cum philosophorum placitis componebant antiqui, et hinc illuc argumentum urgebant, dicebant, Priùs inter horologia, quàm inter philosophos: aut etiam, Priùs inter philosophos, quàm inter horologia conveniet. Hoc a loquendo modo Seneca: hoc alii antiquiores utuntur 48 . At, si horologiorum nomine solaria tantummodo intelligerent, immeritò discordiam ursissent 49 : omnia enim sciatherica, quae bene facta, inter se dissentire non possunt. Ergo praeter sciaterica, etiam olim habuerunt veteres horolgia rotaria. Sed quando ista inceperunt? Hermannus Witckindus libro de formandis sciathericis horologorum automatum inventionem non esse valde antiquam asse-

Rammentiamo, se pare conveniente, quello che dissi per compendio. Trovo quattro asserzioni. La prima è che gli orologi meccanici furono inventati da Boezio. La seconda, quelli che si caricano per torsione di lamine indicano le prime ore più brevi, e le successive più lunghe. La terza, che i pesi quanto più sono vicini alla terra tanto più velocemente e potentemente muovono le ruote. Quarta, la fune quando i pesi sono abbassati aumenta il peso, e fa sì che la macchina giri più veloce. E tutte queste cose devono essere esaminate per soddisfare la curiosità. Che Boezio fosse dotato di felicissimo ingegno risulta dai suoi libri; non negherò che fosse uno che avrebbe potuto inventare gli orologi meccanici: ma non dirò che li abbia inventati: sembra infatti che fossero molto più antichi. Gli antichi comparavano gli orologi con i detti dei filosofi, e di qui a là sostenevano argomenti, dicevano, ci sarà accordo prima tra gli orologi, che tra i filosofi: o anche ci sarà accordo prima tra i filosofi, che tra gli orologi. Seneca, da questo modi di esprimersi di questo si servono altri più antichi. Ma, se sotto il nome di orologi intendessero soltanto quelli solari, a torto avrebbero insistentemente sostenuto il disaccordo: infatti tutti gli sciaterici, che siano fatti bene, non possono essere in disaccordo tra loro. Pertanto oltre agli sciaterici, un tempo anche gli antichi ebbero orologi a ruote. Ma quando iniziarono questi? Hermann Witckind 50 nel libro sul creare sciaterici afferma che l'invenzione degli orologi meccanici non è molto antica:

47 Dovrebbe leggersi initio, ma la parola è poco comprensibile: dopo questa esiste una parola cancellata non decifrabile

48 Parola difficilmente decifrabile 49 Parola difficilmente decifrabile

50 Hermann Witckind dovrebbe avere scritto una “Conformatio Horologiorum” edita nel 1576 ad Heidelberg

pag. 12 (foglio 33v)

rit: statim enim ab initio §. 51 Caeterùm, sic ait. Miro tandem ingenio et arte exstitere sonantia, quae ex multis et variis rotulis constructa, libramentisque agitata, nolas in altis turribus suspensas pulsant, sic totis pagis et urbibus horas designantia. Coeperunt et recens quaedam huius generis fieri, chorda aut flexibili lamella incitata, adeò subtilia et parva, ut in sinu aut zona circumferantur, sicut solaria, quae vulgo compassa vocant, in quibus mobili illa lingula polum monstrante horae innotescunt, etiam ipsis non ante multa secula natis, simul atque miranda illa magnetis natura ad arctum (immò etiam et quidam vehementius, ad austrum) tendentis esset animadversa 52 .

subito infatti dall'inizio § del resto così dice. Per ingegno mirabile ed arte esistettero (orologi) sonanti che costruiti con molte e diverse rotelle, e mossi da pesi, battono campane sospese in alte torri, così indicando le ore a tutti i villaggi e alle città. Incominciarono anche di recente ad essere fatti alcuni di questo genere, mossi da corda o da lamina flessibile, a tal punto sottili e piccoli, che possono essere portati in giro in tasca o alla cintura, come quelli solari, che popolarmente chiamano compassi 53 , nei quali le ore si segnalano con quella linguetta mobile che mostra il polo, anche a quegli stessi che non sono nati da molti secoli, non appena sia percepita quella ammirevole natura del magnete che tende all'orsa (anzi anche, e qualcuno con più forza, all'austro).

53 La parola “compassum” non compare nel latino classico; il fatto che si parli anche di un ago magnetico fa ritenere che si tratti di un orologio sciaterico dotato di bussola per orientarlo lungo il meridiano; questo confortato anche dal fatto che la bussola, in tedesco, è detta Kompass.

51 dopo il segno di paragrafo si attenderebbe un numero di paragrafo, che invece non è presente 52 La pagina finisce lasciando bianca la metà inferiore del foglio

pag. 13 (foglio 34r, numero a margine a destra)

Le lamine che sono caricate per avvolgimento 57 (che da noi 58 sono dette muelle), produrrebbero inoltre ore disuguali, e le prime più brevi delle successive, se non vi si opponesse in due modi un provvedimento meccanico 59 : provvedimento che o ponendo un vincolo, o tirando la corda su un asse asimmetrico elimina questa irregolarità. In primo luogo infatti alla spira (così la lamina avvolta (muella) suole essere chiamata) aggiunsero la ruota ABC, che fosse premuta dalla costola AEF, fermata in F 60 da un sufficiente numero di spine. Poi per il moto avanzante della spira si muove la ruota ABC, ma viene più frenata all'inizio in A, che in B: più in B, che in C. Pertanto quella irregolarità affermata e rimproverata dagli avversari viene ricondotta con forza e ragione alla regolarità di questo vincolo 61 AEF. In secondo luogo aggiungono una corda, affinché la spira IK applichi un momento torcente 62 all'asse GH. Il quale asse è inoltre piramidale 63 , e poiché la corda dista dal centro meno in H che in G ha bisogno di maggiore forza in H per essere messo in movimento. Pertanto se la spira (el muelle) ha maggior forza all'inizio e minore alla fine, ne richiede anche maggiore per azionare in H, che in G, e così questa irregolarità viene ricondotta alla regolarità. Ammetto che è difficile elaborare e modellare o quell'asse piramidale GH, o quel vincolo ABC in forma di corda, affinché abbia una riduzione né maggiore né minore di quanto deve: ma nessuno negherà che è umanamente possibile, se si usa la necessaria diligenza. Per ora si omettano entrambe le correzioni, e l'indice percorra in tempi uguali archi disuguali (maggiori all'inizio, minori alla fine). Non li percorrerà forse oggi e domani nello stesso modo? (nello spazio di molti mesi la differenza è impercettibile). Pertanto se al mattino e alla sera sarà te 57 Ho tradotto con “avvolgimento” e non con “torsione”, in considerazione della forma che le molle da orologio avevano già nel XVII sec. 58 Caramuel intende “da noi spagnoli” 59 Ho tradotto con “meccanico”, avendo la parola “automatico” un odierno significato ben diverso da quello che sembra intendere Caramuel 60 Nel margine sinistro del foglio, in alto, è disegnata una figura, nella quale si riconoscono le lettere riportate nel testo. Vi si riconoscono due ruote dentate, delle quali la maggiore, ruotante intorno all'asse M, è unita ad una camma profilata ABC, sulla quale preme una molla DEF, fissata con chiodaura o spine (claviculi) in F. 61 Uno spostamento delle virgole nel testo originale potrebbe attribuire “violentiâ et virtute” al retinaculum, con un senso più compiuto: ricondotta con la forza e la ragione di questo vincolo. 62 Ho usato il linguaggio scientifico moderno della Meccanica Razionale. 63 Dalla figura risulta conico

Quae laminae intorsione (quae apud nos muelle dicitur) armantur, horas quidem facerent inaequales, et priores breviores posterioribus, nisi duobus modis obviam iret providentia automatica: quae aut ponendi retinaculum, aut chordam per axem inaequalem ducendo hanc 54 sustulit inaequalitatem. Primò enim spirae 55 (sic intorta lamina (muella) vocari solet) addiderunt rotam ABC, quam premeret costa AEF, quam sufficientes claviculi confirmarent ad F 56 . Porrò spirae motu successivo movetur rota ABC at magis retinetur sub initium in A, quam in B: plus in B, quàm in C illa ergo ab adversariis affirmata et obiecta inaequalitas, ad aequalitatem huius retinaculi AEF, violentiâ et virtute reducitur. Secundo addunt chordam, ut spira IK torqueat axem GH qui quidem axis pyramidalis est, et quia chorda minus distat à centro in H quàm in G. maiori indiget vi in H ut moveatur. Ergo si spira (el muelle) maiorem virtutem habet in initio et minorem in fine, maiori etiam indiget ut moveat in H, quam in G et sic haec inaequalitas ad aequalitatem reducitur. Fateor esse difficile, vel pyramidalem illum axem GH, vel cordiforme retinaculum ABC, ita elimare et conformare ut nec maiorem nec minorem diminutionem habeat, quam debet: at nemo negabit esse humanitùs possibile, si debita diligentia adhibeatur. Interim utraque omittatur correctio, et index aequalibus temporibus inaequales arcus (maiores in initio, minores in fine) percurrat. An-non percurret hodie et cras eodem modo? (multorum mensium spacio imperceptibilis est differentia.) Ergo si mane et vespere intendatur

54 Difficilmente decifrabile, se sia “hunc” (come sembra graficamente), o “hanc” (che si accorderebbe con “inaequalitatem”) 55 Sembra di leggere “spiram” corretto in “spirae” 56 Nel margine sinistro del foglio, in alto, è disegnata una figura, nella quale si riconoscono le lettere riportate nel testo

pag. 14 (foglio 34v)

e caricato 68 , si segni in un giorno in qual modo scorra 69 e l'orologio sarà esatto. Questo modo di segnare le ore, manca di qualunque regolarità: infatti se per caso la stessa lamina in mezzo fosse o più spessa o per caso più fortemente temprata così che misuri la prima ora con un arco minore che la successiva, o al contrario, questa stessa irregolarità potrebbe essere annotata, e non potrebbe indurre alcun sospetto di errore 70 . Quei meccanismi, che sono mossi da una molla a spirale, sono più belli e più comodi, non più sicuri: più comodi, poiché possono stare in tasca, in una borsa, dovunque, e non richiedono necessariamente alcun posizione: mentre invece quelli, che sono mossi da pesi, devono stare in un luogo determinato, né possono cambiare in modo comodo la posizione; se infatti volessi convertire il meccanismo AB, che è verticale e perpendicolare, in orizzontale (imponendo appunto che sia appoggiato su una mensola, come in CD) dovresti aggiungere le rotelle E, per fare scendere attraverso esse i pesi 71 . Alsted imputa a questi meccanismi l'irregolarità, poiché il moto dei gravi verso la fine è più veloce, ed i pesi quanto più sono più vicini alla terra, sono più pesanti. Certamente di questi due ragionamenti il primo non è pertinente, ed il secondo suppone il falso. Il primo non è pertinente, poiché i pesi non muovono il meccanismo con una spinta secondaria ma con la loro sola gravezza 72 : infatti scendono poco per volta ed insensibilmente, e cadendo non acquistano né impeto né impulso 73 . Il secondo suppone il falso, come dicevo: infatti se in una bilancia FH 74 , il cui asse e centro è in G, da qui quindi si pongano due globi (appunto I e K) di egual peso, non si inclinerà la bilancia se si porrà uno di due in I, l'altro in L, infatti peserà ugualmente in L come in K 75 . La qual cosa stessa non potrà essere provata più efficacemente in nessun altro modo, che ricorrendo all'esperienza, maestra di tutte le cose 68 Penso che si tratti del tendere e caricare la molla 69 Dovrebbe riferirsi allo scorrere del tempo, anche se il defluire farebbe pensare alle clessidre, qui però non nominate 70 Nella parte destra del foglio, la prima figura in alto mostra un quadrante d'orologio mostrante 12 ore disposte con spaziature differenti ed irregolari lungo l'angolo giro. 71 Nel margine destro del foglio è disegnata una figura, la seconda dall'alto, nella quale si riconoscono i due orologi con le due diverse giaciture e le lettere riportate nel testo 72 Ho usato la parola gravezza, nel senso di forza peso, per evitare l'uso della parola gravità, che sarebbe fuorviante, avendo un significato scientifico che non esisteva al tempo di Caramuel. Non è facilmente comprensibile cosa intenda Caramuel con “impulsu secundario”, forse l'equivalente dell'energia cinetica, o della quantità di moto, concetti allora sconosciuti 73 Probabilmente con “impulsus” Caramuel intende slancio, abbrivio 74 A destra si trova la figura di una bilancia, con fulcro in G, ed estremità dei bracci contrassegnate con F ed H 75 Osservando la figura, quella più in basso delle altre, e conoscendo le leggi della leva, già note dai tempi di Archimede, si può capire come con alter Caramuel intenda il secondo peso (l'altro tra due), che può essere spostato indifferentemente da K a L

armeturque, notetur una die quo modo defluat et erit horologium exactum. Hic horas delineandi modus, quamcumque caret 64 aequalitatem: nam si forte ipsa lamina in medio est vel crassior vel fortè temperata fortius ita ut priorem horam minori arcu metiatur quàm posteriorem, aut contrà, haec ipsa inaequalitas posset notari, et nullam erroris suspicionem inducere. Pulchriora et commodiora sunt automata, quae lamina spirali animantur, non certiora: commodiora, quia in sinu, in sacco, et ubicunque esse possunt, nullamque positionem necessariò requirunt: cùm tamen illa, quae ponderibus moventur, manere in loco determinato debeant, nec possint commodè positionem mutare; si enim automaton AB, quod verticale et perpendiculare est, velles convertere in horizontale (iubendo nimirum ut iaceat supra mensam, ut in CD.) deberes addere rotulas E, ut per illas pondera dimitterentur 65 . Altedius 66 haec automata accusat inaequalitatis, quia motus gravium in fine est velocior, et pondera quo propriora 67 sunt terrae, sunt graviora. Sanè ex duabus his rationibus prior non est ad rem, et falsum supponit posterior. Prior non est ad rem, quia pondera non movent automaton impulsu secundario sed gravitatê solâ: nam paulatim et insensibiliter decidunt, et cadendo nec impetum nec impulsum adquirunt. Posterior falsum supponit, ut dicebam; nam si in bilance FH, cuius axis et centrum sit in G, hinc inde ponantur duo globi (nempe I. et K) aequalis ponderis, non inclinabit bilanx, si alter ponatur in I. alter in L. aequè enim ponderat in L, ac in K. Quod ipsum nullo alio modo poterit efficaciùs probari, quàm ad experientiam, rerum omnium magistram, recurrendo.

64 Sembrerebbe di leggere “cavet”, ma il senso corretto richiede “caret” 65 Nel margine destro del foglio, in alto, è disegnata una figura, nella quale si riconoscono le lettere riportate nel testo 66 Leggasi “Alstedius” (John Alsted) 67 Dovrebbe leggersi “propiora”

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