MC e sostenibilità

Macchine per pelle e calzature e sostenibilità ambientale

interezza o nelle loro singole parti possano essere riciclabili o riutilizzabili in altre forme. Le scarpe, ad esempio, dovrebbero essere fatte in modo da rendere più semplice il riutilizzo, con una distribuzione “seconda mano” e infine il riciclo. A fine vita, invece che gettare le scarpe nel cassonetto, dove resterebbero disperse nell’ambiente, potrebbero essere restituite. Come le vecchie NIKE restituite in negozio, che vengono polverizzate e utilizzate per la fabbricazione della suola esterna delle nuove scarpe da ginnastica. Cosa cambierebbe? Tutto questo potrebbe avere come conseguenza la fine di uno dei meccanismi su cui si basa l’economia lineare 70 (l’obsolescenza programmata dei prodotti) 71 e potrebbe introdurre anche una serie di cambiamenti a livello culturale. Quella circolare è una forma di economia più collaborativa, che mette al centro non tanto la proprietà e il prodotto in quanto tale, ma la sua funzione e il suo utilizzo. Se un salotto in pelle viene progettato con stile duraturo per comfort e solidità costruttiva, per funzionare per 40 anni e non per 5, può essere utilizzato da più di un consumatore attraverso l’attivazione di una serie di meccanismi economici a filiera corta: passaggio tra generazioni in famiglia, riutilizzo o rivendita diretta. Per diventare un modello realizzabile e dominante, l’economia circolare dovrebbe naturalmente garantire ai diversi soggetti economici una redditività almeno pari a quella attuale: non basta che sia “buona”, deve diventare conveniente. Gli incentivi a produrre sul modello di un’economia circolare sarebbero 70 L’economia lineare si basa sul presupposto per il quale i beni dei quali usufruiamo debbano seguire un ciclo di vita che si apre con l’estrazione delle materie prime, prosegue con la loro tra sformazione in semilavorati e prodotti finiti che vengono utilizzati dai consumatori (intermedi e finali), per concludersi con lo smaltimento e l’eliminazione degli “scarti” e dei prodotti stessi (ormai diventati “rifiuti”) dal processo economico. 71 L’obsolescenza programmata o pianificata (in inglese: planned o built-in obsolescence) in econo mia industriale è una strategia volta a definire il ciclo vitale (la durata) di un prodotto in modo da renderne la vita utile limitata a un periodo prefissato. Nel 1932 il mediatore immobiliare statuni tense Bernard London propose che fosse imposta per legge una scadenza per i prodotti di consu mo, non solo alimentari, in modo da stimolare i consumi e accelerare l’uscita degli Stati Uniti dalla crisi dovuta alla Grande depressione. La sua proposta di una “obsolescenza pianificata” divenne materia di studio e di analisi da parte di numerosi economisti, e ancora oggi a oltre ottant’anni di distanza si parla di questa pratica e delle società che secondo alcuni la adottano, per indurre i loro clienti ad acquistare le ultime versioni dei prodotti, soprattutto in ambito tecnologico.

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