Dal saper come fare al saper cosa fare
INTRODUZIONE
meccano-calzaturiera. La trasformazione del “saper come fare” nel “saper cosa fare” da un lato sottolinea la flessibilità e la versatilità mostrate dalle imprese meccano-calzaturiere italiane e, dall’altro lato, evidenzia la natura dinamica del le conoscenze che, di volta in volta, hanno “qualificato” le competenze distintive di queste ultime. Come queste conoscenze siano state raccolte, diffuse, condivise costituisce il filo rosso che sottende ai vari capitoli e che, inoltre, si propone come possibile spiegazione della forte connotazione territoriale del comparto in Italia. Che, all’interno della più generale storia dell’industria meccano-calzaturiera, quello presentato sia solo il capito lo scritto dalle imprese italiane è facilmente comprensibile quando si abbia la pazienza di scorrere la cronistoria del progresso tecnico nell’industria calzaturiera fra il 1750 ed il 1950 proposta daWeigl Rudolf ( Tabella 1 ) o, forse più rapidamente, quando ci si soffermi su alcuni dati relativi all’industria calzaturiera ed a quella delle macchine per calza ture nell’anno 1900. In Italia, in quell’anno, viene fondata a Vigevano laAntonio Ferrari, cioè la prima impresa nazionale dedicata alle macchine per calzature. L’im presa, che inizialmente può conta re su pochi operai, alla vigilia del primo conflitto mondiale occupa una trentina di dipendenti. Sempre nel 1900 le esportazioni italiane di calzature sono stimate pari a circa 130mila paia. Negli Stati Uniti, la produzione di calzature supera i 200milioni di paia, e la United Shoe Machinery, cioè la più grande impresa meccano-calzaturiera del mondo, occupa alcune migliaia di persone, tra cui 130 fra inventori e progettisti, Manifesto pubblicitario dellaAntonio Ferrari degli anni ‘20 Perché quello italiano è solo un capitolo
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