Dal saper come fare al saper cosa fare
Capitolo terzo
Alla vigilia del secondo conflitto mondiale
Nel 1925 l’industria calzaturiera italiana pareggia lo scambio di calzature con l’estero. Nel 1939 per la prima volta nella sua storia l’Italia supera il milione di paia di calzature esportate e limita le importazioni a sole 71 mila paia. In altri termini, gli effetti della meccanizzazione del comparto iniziano a manifestarsi in tutta la loro portata. Una conferma diretta del progressivo sviluppo della domanda di macchine per la lavorazione delle calzature è offerta dai dati del censimento del 1937 (Tabella 3) . Questa rilevazione, da cui sono escluse le imprese artigia ne, offre un quadro del livello della penetrazione della meccanizzazione nelle imprese calzaturiere nelle sue diverse forme e nella difformità delle scelte adottate. Accanto al riscontro della numerosità delle imprese censite che han no adottato macchine per calzature, le considerazioni forse più significative sono quelle suggerite dalla disparità che caratterizza l’adozione delle macchi ne rispetto al loro livello tecnologico ed alla fase di impiego. Le trance per il cuoio, cioè una macchina fra le più semplici, e le macchine per cucire impiega te nella preparazione della tomaia, il cui contribuito al consolidamento della specializzazione per fasi del processo produttivo non è irrilevante, trovano impiego in un numero significativo di imprese: 666 nel caso delle prime e ben 754 in quello delle seconde. Nel caso delle macchine più complesse, ma anche meno versatili, quali quelle che caratterizzano e specializzano la lavorazione del fondo, il profilo delle adozioni appare più articolato. Il numero delle im prese che adotta ogni singola soluzione –dal sistema Blake a quello Littleway, a quello a guardolo, per finire con il sistema Ago e simili– è nettamente più contenuto, nondimeno non traspaiono significative polarizzazioni a favore di specifiche soluzioni tecnologiche. Descritto nei suoi tratti essenziali il quadro della diffusione delle mac chine per calzature alla vigilia del secondo conflitto mondiale, rimane da de finire il contributo offerto dalla produzione italiana. I dati disponibili, se da un lato non consentono valutazioni puntuali, dall’altro si prestano allo svolgi mento di alcune considerazioni sia a livello quantitativo sia a quello quantitativo.
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